L’ETICA COME
SINTESI DI LEGALITA’
E GIUSTIZIA
Alla presenza
di circa 200
alunni del Liceo
Imbriani, che hanno posto molte domande, non riportate nel testo ma che
si deducono dalle risposte del relatore.
Avellino
6 marzo 2004
Presidente
Gennaro
IANNARONE
Ragazzi,
il mio saluto. Quando sono entrato in quest’Aula mi son detto: “Mamma quanti
sono, come sarà difficile farsi ascoltare da tutti!” Mi sembrava di sentirvi
dire….: “Adesso questo Giudice ci parlerà di Diritto e di Legalità, chissà che
noia!” Faccio il tentativo, non so se mi riuscirà, però io parto sempre dal principio
che è meglio non imporre una lezione ma destare interessi, è meglio essere
amati che temuti. Amati come amore della Cultura.
Badate,
ragazzi, quando presi la maturità classica e pensai alla facoltà universitaria
da scegliere, considerando Lettere, Storia e Filosofia, Ingegneria, Fisica ed altre
facoltà, mi sembrò di sapere più o meno quali erano le radici di tali materie
anche all’Università. Invece, quando scelsi Giurisprudenza, fu come un salto
nel buio: il Diritto, la Legge, è qualcosa che a volte sembra non
appartenerci.
Comunque, mi viene
in mente di dirvi subito che non siete venuti qui per sentire la lezione di un
uomo di legge, una volta che vi ho accennato all’astrattezza della Legalità.
Perciò aspetto le vostre domande che prevedo interessanti, come lo sono state
in tante altre scuole. Il mio intento, ripeto, non è quello di spiegarvi
cattedraticamente cos’è la Legalità, ma è quello, un po’ egoistico, me lo
permettete, di superare l’emozione che mi avete creato all’ingresso in questa
Aula, una volta che mi avete impegnato con le vostre domande, e poi di
trasmettere io a voi delle emozioni. Perché, se se vi avrò trasmesso delle
emozioni sul piano della Giustizia e dell’Etica, che sono il tema centrale,
ricorderò questa giornata come una bella giornata, ma se invece uscirete da qui
e tutto vi sarà scivolato addosso senza lasciare traccia, certamente resterò
deluso. Non per colpa vostra, sarebbe tutta colpa mia.
Applausi da parte dei presenti in
Sala
Presidente
IANNARONE
Sì,
va bene. Allora non posso fare a meno di una premessa sulla Legalità e sulla
Giustizia, perché le vostre domande, a parte quelle che esigono risposte più
tecniche, relative alla mia professione, allo sciopero dei Magistrati, alla
questione Sofri, rivelano sostanzialmente nel loro insieme un’ansia di
Giustizia. Guardate, ragazzi, non c’è un’ansia di Legalità. La Legalità non
crea ansia, crea tuttalpiù l’aspettativa dei cittadini all’emanazione di leggi
che sappiano regolare l’ordine sociale, e, di conseguenza, il loro dovere di
osservanza. E’ invece la Giustizia che crea delle spinte che ci pongono a volte
anche contro le Leggi vigenti, come chiedeva Emanuela se mi era mai capitato di
dover applicare delle Leggi che non condividevo, che cioè non ritenevo giuste.
Ebbene,
in ognuno di noi c’è un senso etico, c’è una visione morale della vita che
naturalmente non sempre il legislatore attua e non sempre può attuare. La Legalità,
diciamo, è l’attuarsi della Giustizia attraverso la Storia, dall’uomo delle
caverne fino ai giorni nostri, perché, quando l’uomo è uscito dalle caverne,
dall’orda barbarica, da una situazione di vita molto vicina a quella delle
bestie, diciamola con i versi di Ugo Foscolo: “Dal dì che nozze, tribunali ed are, diero alle umane belve esser
pietose di se stesse e di altrui”, ecco, Foscolo vi traccia il momento in
cui sorge la Legalità, rappresentata dalle “nozze”, dai “tribunali”, dagli
“altari”. Ma prima ancora, prima di questo dì
delle nozze, prima di questo dì dei
Tribunali, prima di questo dì degli
altari, addirittura forse addirittura prima della Fede, l’uomo ha avvertito in
sé un sentimento profondo di Giustizia, che ha preceduto l’organizzazione della
società in cui viveva. Ripeto: “La Giustizia è stato dunque un sentimento
primordiale dell’uomo, che fa capo ai valori etici dell’eguaglianza e della
solidarietà sociale, e riguarda in particolare i Diritti Umani e la Pace;
questi sono valori eterni che sono stati sempre dentro di noi, non ci hanno abbandonato
mai, ma è stato ed è sempre difficile realizzarli. Poi è venuto il Diritto
positivo, cioè posto (positum) dallo
Stato. Ma il diritto, nel senso di norma, regola, non è posto solo dallo Stato,
anche papà e mamma in famiglia stabiliscono un “Diritto”: “questo si fa”, “questo
non si fa”, “ti stai ritirando tardi la sera” ecc., quella è Legalità e dentro
di voi vorreste dire: “Ma non è giusto che io mi debba ritirare prestissimo, mi
voglio trattenere ancora con gli amici, non faccio nulla di male”. Vedete, la
Legalità la trovate già in famiglia, la trovate poi nella Scuola dove bisogna
osservare delle regole e a volte voi le regole non le condividete perché non
coincidono con quest’ansia di Giustizia che è in voi. Però guardate ragazzi, se
io mi fermassi soltanto ad individualizzare il desiderio di ciascuno di voi di
fare quello che crede, di attuare le proprie aspirazioni credendole legittime,
vi condurrei su una strada che non è quella dell’ordinata e pacifica convivenza
sociale, nella famiglia, nella Scuola, nello Stato, e così vi svierei. Io vi
devo dire piuttosto una cosa e questo è perché lo colgo anche dalle parole del
vostro Preside, come dalle parole del professore Zaino e della dottoressa
Iaverone. C’è una diffusa illegalità, perché tra i due principi dell’Autorità e
della Libertà, il principio di Libertà indubbiamente ha straripato. Questa è la
spiegazione che io ho dato sempre ai ragazzi e i ragazzi si sono dimostrati
interessati ed hanno fatto naturalmente le loro riflessioni. Intanto, pensate ai vostri genitori, pensate
a papà e mamma, e fate subito un paragone: chi è il più autoritario dei due? Sarebbe
bene che il padre fosse più autoritario e la mamma più permissiva, più dolce. Questa
è un’aspirazione, però oggi la donna ha assunto una posizione di supremazia e
solitamente è lei la guida della famiglia, anche perché è più intuitiva, è più
completa.
Applausi da parte dei presenti in
Sala
È più universale e
sa a volte trovare la via degli accomodamenti familiari. In famiglia se non c’è
la mamma c’è sempre una zia, una nonna che sa dire la parola giusta in un
momento di difficoltà. Spesso si dice: “chiamiamo zia” “sentiamo nostra cugina”
“viene zia e pacifica tutto, mette tutti d’accordo”, Perché? Perché quella è la
persona che sa trovare la via della Giustizia, non della stretta Legalità che
semmai vi voleva imporre papà, ottusamente vi volevano imporre papà o mamma.
Accade a volte così. Queste situazioni capitano un po’ dappertutto, non sto
entrando soltanto nell’ambito della famiglia, capita a scuola e capita nei
tribunali. Quante volte, infatti, ci dicono gli avvocati che qualcuno dei giudici
applica ottusamente la Legge e non comprende qual è il principio di vera Giustizia
adatto a regolare quel caso? Allora torno a dire: Autorità, Libertà. Oggi c’è
uno straripamento della Libertà, una esagerata espansione dei Diritti, spesso
si sente dire da qualcuno: “Ho diritto a questo, ho diritto a quest’altro”.
Eppoi, quando qualcuno dice: “Ma io faccio quello che voglio perché va bene per
me” mi sembra di sentire una bestemmia. Se equilibrerete in voi il senso del
diritto e quello del dovere, allora la regola paterna, la regola scolastica, le
regole dello Stato, le accetterete non tanto come frutto di Autorità, ma come
frutto di autorevolezza. Ora se io vi domando qui, ma naturalmente non
voglio la risposta, tra i vostri docenti chi è il professore più autorevole? Cioè,
chi è il docente che si fa rispettare anche senza parlare, e comunque senza
imporre, senza far sentire il momento dello schiacciamento della vostra
individualità? Questo vi sto dicendo perché oggi è necessario il recupero di un
principio di Autorità, non vi meravigliate di quello che dico, anche la mia
esperienza di quarant’anni di Magistratura, mi induce a prospettarvi un recupero
del senso del Dovere.
Se
voi mi parlate del Diritto al Lavoro, e comprendo bene che il vostro pensiero
dominante è di trovare un posto di lavoro dopo questa scuola, questo Diritto è
sacrosanto e chi ve lo tocca! Anzi, ve lo toccano perché molte volte ve lo
negano, e spesso ve lo negheranno, purtroppo è così, benché sia garantito dalla
nostra Costituzione. Ma se poi, trovato il posto di lavoro, si protesta e si
sciopera sia pure per un aumento di stipendio o per ottenere comunque qualche
vantaggio – vi sto facendo un esempio a
caso, ve ne potrei fare mille per farvi capire che voglio dire quando parlo di
straripamento del senso del diritto – benché riusciate, nella organizzazione
della vostra economia, a vivere un’esistenza dignitosa, allora il vostro senso del diritto sta straripando, si sta
espandendo come se fosse un gas. Sì, perché i Diritti hanno una consistenza
gassosa, non hanno una consistenza solida, sempre uguale a se stessa, e neppure
liquida, tanto per richiamare un concetto di fisica che è vostra materia di
studio.
Guardate,
ragazzi, sembra che io divaghi, però vi sto portando sempre sotto questi due filoni del mio discorso: Autorità e
Libertà. In ogni momento in cui vi rivisitate, vi riguardate dentro, compite un
atto di introspezione. E’ il caso che allora vi chiediate: “Ma io questo lo
posso chiedere, lo posso pretendere?” E se vi ritraete e cedete e scegliete la
via della rinuncia ad una pretesa eccessiva, la via del sacrificio, la via della mitezza, avrete imboccato anche
la via della Pace, la pace con voi stessi, la pace in famiglia. In quel momento
voi inavvertitamente avete riequilibrato in voi il principio di Autorità e
quello di Libertà. Chiaro?
E’
questo un passaggio delicato, è un rapporto delicato, tanto delicato che voi,
studiando la Storia, avrete certamente compreso la grandezza del tema, sul
quale sono accadute le Rivoluzioni. Da periodi di pace si è passati a periodi
di guerra, e lo scontro a volte è stato notevole, inconciliabile, tra chi
pretendeva di esercitare l’Autorità e chi invece non vi voleva soggiacere. Questo
conflitto, ragazzi, è presente, proporzionalmente, anche nelle vostre
incipienti, ma ritengo vive, intense, vite di coppia. La Pace è un concetto
grande, onnicomprensivo, non è solo quella che si ricerca in Iraq, ma è
soprattutto la Pace dell’anima, la quale si riconquista, come vi ho detto,
tornando al principio del perfetto equilibrio tra Autorità e Libertà. È come un
pendolo che…oscilla anche nella vostra vita di fidanzati, come dicevamo nella
nostra epoca. Chiamiamola anima gemella
quella che credete che sia la vostra anima
gemella, ma per sapere se è veramente tale, dovete guardare fino a che
punto c’è fra i due l’equilibrio di cui ho detto, cioè fino a che punto lui o
lei rispetta l’altro, o violano, invece, questo principio di mitezza, di
dolcezza e di amore. Perché alla fine il valore vero è l’amore, quello è il
valore di fondo, che concilierebbe tutto, ma purtroppo non si può sempre
attuare e di questo noi siamo profondamente preoccupati. Lo era Gesù, lo sono
stati i rivoluzionari francesi quando accanto a Libertè ed Egalitè hanno
scritto “Fraternité”. Sono preoccupati tutti quanti, basta pensare ai poveri
del Terzo Mondo, basta pensare ai No Global e via di seguito.
Nel
ricordare le vostre domande ed accingermi alle risposte io purtroppo mi trovo
un po’ a disagio quando la domanda riguarda processi in corso, perché il
Magistrato non può esprimere il proprio parere su processi in corso, quale è
quello contro i No Global. E’ mio convincimento, comunque, che i No Global non
sono un movimento sovversivo; che ci siano poi degli infiltrati, quelli che
sono i mestatori, lasciamo stare, in ogni movimento avvengono queste cose, ma l’ideale
di fondo del nucleo pensante dei No Global quale è? Certamente è quello di
battersi per attenuare la fame del Terzo Mondo, per evitare che i potenti della
Terra decidano le sorti dell’intero Globo ed in particolare che l’Occidente,
con il peso della sua potenza economica e militare e della sua cultura, possa schiacciare
ancora di più i popoli poveri del Pianeta. Si dice che la guerra in Iraq sia
stata fatta per prendersi là il petrolio, e questo è un dubbio che è legittimo
sollevare. Non vi posso dare delle risposte sicure e risolutive…io sono venuto
qui per una Educazione astratta alla Legalità, però mi si può capire, ed
all’ultimo direte: “va be’, è chiaro come la pensa il Giudice”, ma io non ve
l’ho detto; vi sto solo dicendo fermamente che i No Global si battono per una
causa giusta, ma ciò non significa poi che per questa causa giusta si debba
usare sempre la violenza. Ciò che soprattutto ha impressionato l’opinione
pubblica è che i No Global hanno devastato quella città, hanno devastato
Genova, hanno rotto le vetrine dei negozi, hanno fatto quel ben di Dio che tutti hanno visto per
televisione. Allora la Polizia è dovuta intervenire necessariamente per fermare
questi ragazzi, e naturalmente è accaduto quel che è accaduto. Federica mi
chiedeva: “Ma sono legittime le perquisizioni”? Certamente, quando c’è stato
l’uso della violenza. Se un’altra di
voi, Veronica, mi parla della tutela della Pace e dei Diritti Umani, io debbo
conciliare quello che mi chiede Federica con quello che mi chiede Veronica,
vedete che già avete le idee contrapposte: o si sceglie la via della conquista
pacifica dei Diritti, attraverso i metodi democratici, o si sceglie la via
della violenza, ma se si sceglie la prima si è nell’ambito del Pacifismo, si è
nell’ambito della Democrazia, si è nell’ambito della..., come dire? possiamo
dire a questo punto della Legalità, se si sceglie invece la via della violenza
si è fuori della Legalità. E la via della violenza in genere non è gradita a
nessuno. Ma chi di voi tollererebbe uno schiaffo? Con uno schiaffo a volte è
finita, basta uno schiaffo e finiscono i più grandi amori perché la violenza
non la tollera nessuno e così anche la Polizia, al servizio di uno Stato serio,
non può tollerare che i giovani sfascino una città. Per cui sulle
perquisizioni, il mio parere è chiaro e positivo. Le perquisizioni bisogna
farle dove ci vogliono, bisogna andare alla ricerca di armi, perché non
scappino i morti, lì a Genova è scappato un morto. Il processo si è poi
concluso, se sono bene informato, con un’assoluzione per legittima difesa del
carabiniere che ha sparato contro il dimostrante che era armato di una spranga
o di un bastone. Ma lasciamo stare, io non sono venuto qui a parlare di
processi singoli, vi parlo del fenomeno e quando io vi qualifico quel fenomeno
come un fenomeno animato da un sentimento di giustizia che vuole evitare che
verso i poveri del Terzo Mondo cadano soltanto le briciole della ricchezza
dell’Occidente, non posso dire che il proposito non è giusto, devo dire che è
giusto, pur condannando la violenza. E nel momento in cui, pur inorridendo
dinanzi agli eccidi e alle stragi, dico che è giusto, vedo come in una nebbia
due Torri Gemelle e due aerei che le perforano… che voglio dire?
Applausi da parte dei presenti in
Sala.
Quella è anche una
spinta, è un pugno nello stomaco, è un tremendo colpo nell’occhio di un
Occidente opulento che si avvale, purtroppo si avvale, della sua potenza. Perché
l’Occidente ha Aristotele, l’Occidente ha Hegel, l’Occidente ha una cultura
possente. Sì, per gli Arabi tanto di rispetto, Avicenna, Averroè, l’algebra, bisogna
farla la fusione con le altre etnie, però la verità attuale è quella dello
scontro. Ed indubbiamente torna il dilemma, il sentimento di Giustizia a volte
è così forte che porta ad atti di violenza, ma la violenza in se stessa è da rinnegare,
non va mai attuata, o la si deve guardare sempre come estremo limite. Certo,
nessuno di voi potrebbe criticare oggi la Rivoluzione Francese perché fece
funzionare la ghigliottina e cadere tante teste. Ma perché, quella non era
violenza? È violenza rivoluzionaria, è violenza di persone che in base a una
Cultura anche filosofica e storica attuarono con la forza nuovi principi di
Giustizia e, sulla base degli stessi, una nuova Legalità. Il flusso della
Storia è questo qui, il flusso della Storia è fatto di periodi di Legalità e di
avvenimenti rivoluzionari o di altri grandi cambiamenti sociali che travolgono
la legalità vigente. Vi posso citare, per esempio, il periodo delle guerre
civili romane, al quale seguì la Pax Augustea,
ecco il momento di Legalità stabilmente raggiunta. Mi seguite? Se invece voi pensate oggi alla Legge “X” o
alla Legge “Y” per farne la critica, o al caso Sofri, non capirete mai cos’è la
Legalità: sì, io cercherò di dare una risposta a tutte le vostre domande,
purché abbiate chiara questa visione storica della Legalità e della Giustizia.
Legalità e Giustizia si alternano nel fluttuare della Storia, l’uno dopo
l’altro. Sono partito, tanto per dire, dalle guerre civili romane come momento
di sconvolgimento sociale, ma vi sono tanti altri esempi. Lasciando da parte la
Rivoluzione inglese, che fu uno scontro tra agrari poveri ed agrari ricchi, la
Rivoluzione americana che fu piuttosto una lotta di indipendenza dalla
dominazione europea, la Rivoluzione bolscevica, i cui effetti si sono
affievoliti, la più importante da ricordare è pur sempre la Rivoluzione
francese, perché ancora oggi sono vive le idee su cui essa si fondò. La
Legalità dell’Ancien Regime venne spazzata
via e si creò una nuova Legalità, in definitiva quella dei Codici napoleonici. A
volte, lasciandoci esaltare dalle sue imprese militari, ci scordiamo di questa
che fu l’opera sociale più grande di Napoleone Bonaparte. In quei Codici
vennero trasfusi i principi fondamentali affermati da quella Rivoluzione:
Liberté, Egalité, Fraternité, dei quali diceva giustamente il vescovo Gennaro
Pascarella di Ariano Irpino, quando ci riunimmo presso il Vescovato di Avellino
per parlare del Natale, che quello più dimenticato, emarginato, era la Fraternitè,
che poi significa solidarietà sociale ed in ultima analisi amore, come
continuazione del messaggio evangelico.
Quale
grande sconvolgimento fu la Prima Guerra Mondiale! Dopo venne la confusa
situazione del 1919, poi il Fascismo, la Legalità del Fascismo. Dopo tanti
sussulti della Storia giunse un periodo di pace sociale, anche se si trattò di
una Legalità tirannica. Dopo quel periodo, altro sconvolgimento della Storia:
la Seconda Guerra Mondiale, e successivamente è arrivata la Legalità
Costituzionale, sotto la quale stiamo vivendo. Ma attenzione, ragazzi, alla
interpretazione della Costituzione della Repubblica Italiana, dove finalmente
vi ho condotto attraverso un rapido percorso storico, o, per dir meglio, mi
hanno condotto anche le vostre domande. Vi sono tante riflessioni da fare
perché, guardate, quasi nessuno riesce a comprendere il periodo storico-sociale
a lui contemporaneo. I contemporanei non sanno infatti valutare ed apprezzare
il mondo che li circonda, neanche le bellezze artistiche. Molti artisti, molti
poeti, hanno avuto successo dopo la morte e talvolta è stata riconosciuta la
bellezza delle loro opere addirittura a distanza di cinquanta o cento anni. Noi
non siamo in grado di giudicare questo momento qui, ma posso cogliere ora, più
opportunamente, l’occasione per soddisfare le vostre curiosità sull’attuale
periodo.
Una
Legalità che è sorta, dopo la rivoluzione costituita dalla Resistenza, con la
Costituzione Repubblicana, nella quale sono confluiti principi cattolici,
principi sociali ed economici, principi di tutela dei Diritti Umani, ha
risvegliato l’interesse in Veronica e quindi la sua domanda sui Diritti Umani.
I Diritti inviolabili dell’uomo preesistono allo Stato, come fa capire la
lettera dell’art. 2 della Costituzione perché non dice “tutela” ma
“riconosce...” Che significa riconosce? Che stavano già prima. E che i diritti individuali
dell’uomo nascano insieme all’uomo ve lo dice anche un filosofo che voi avrete
studiato e che spero ricordiate. Thomas Hobbes affermava: “Homo homini lupus”.
I diritti naturali dell’uomo, lo Stato assoluto, chiamato da Hobbes il Lieviatano,
li opprime fino al punto che l’individuo, siccome è soffocato da una situazione
di legalità ingiusta, si ribella per ristabilire lo stato naturale, cioè prima
di tutto la libertà e tutti gli altri suoi diritti inviolabili..., mi state
seguendo o no?
Noi
avevamo, cari ragazzi volevo dire siamo nati in un’epoca migliore della vostra...,
e scusatemi se sto usando il plurale
maiestatis, volendo riferirmi anche a qualche professore che ha una età
vicino alla mia. Sere fa da Marzullo c’era un uomo più o meno che aveva la mia
età e parlava con dei giovani ai quali raccontava dei suoi tempi, dei tempi
della sua giovinezza, in particolare degli Anni Sessanta, parlava anche delle
canzoni di quegli anni e diceva ai giovani di adesso: “Voi non sapete che cosa avete
perduto per essere nati venti-trent’anni dopo”; cercava di far capire a quelli
che oggi sono giovani che noi eravamo stati fortunati a nascere in una certa
epoca, cioè negli anni quaranta. Ragazzi ve lo dico sinceramente, io ho avuto
belle esperienze nell’età in cui sono vissuto.
Perché? Ve lo dico perché, ve lo volevo dire all’inizio, perché io avevo
dei punti di riferimento, avevo dei Poli guida, non vi scandalizzate se vi dico
che da ragazzo, quindicenne, diciottenne, ventenne, io guardavo i film di
Peppone e di Don Camillo che, oltre che divertirmi, orientavano i miei
convincimenti e le mie ideologie. Penso che qualcuno di voi li abbia visti o
no? Ma che cosa erano quelli se non Democrazia Cristiana e Partito Comunista? C’erano
dei punti di riferimento che voi avete perduto, voi oggi non avete più punti
sicuri di riferimento, non avete più ideologie, quindi non avete più la
possibilità di scelta in base ad un criterio chiaro e preciso e perciò vi
sentite disorientati. Se voi avete seguito bene quello che vi ho detto, se ne
farete non dico tesoro perché potrebbe sembrare un mio narcisismo, ma se
riuscirete a trarre dalle mie parole soltanto questo senso storico della
Legalità, comprenderete, allora, che senso storico significa che anche dalle
Torri Gemelle può sorgere un nuovo periodo di Storia, di Cultura e di
Legalità.
L’Onu
è il centro della Legalità internazionale, la Guerra all’Iraq, iniziata prima
che l’Onu l’autorizzasse, ha violato il principio di Legalità. Quello – le
Torri Gemelle – è un evento storico, possente, formidabile, insomma lo potete
guardare da tutte le sfaccettature, lì ci potete trovate la rivalsa dei poveri
del Terzo Mondo, ci potete trovare il Fanatismo Islamico, c’è anche quello,
perché quei piloti hanno pensato di guadagnarsi il Paradiso di Maometto, beati
loro se lo tengono e beati noi se teniamo quello che ha promesso Cristo. Vi
parla uno che è agnostico in materia. Badate bene cosa voglio dire: almeno la
Dottrina sociale della Democrazia Cristiana, vi diceva una cosa: “Questa è la
visione della vita, spirituale”. La Dottrina marxista vi diceva: “Prima di
tutto dobbiamo soddisfare i bisogni dell’Uomo”. Dottrina materialistica, basata
filosoficamente sul materialismo storico, ma almeno erano dei punti di
riferimento ed i vostri padri avevano anche un punto di riferimento religioso, una
figura di Dio nella loro mente, i vostri genitori andavano più frequentemente a
messa, avevano più il senso del sacro. Ma non è che voi giovani non ne avete bisogno,
voi giovani ne avete bisogno, tanto è vero che vi emozionate sentendo parlare
di Madre Teresa di Calcutta, per l’eroismo di Palatucci vi emozionate, e lo
stesso per i militari italiani i quali hanno comunque pagato con la vita, a
Nassirya, il loro innegabile sentimento di solidarietà verso quelle
popolazioni. Mentre il popolo si è commosso dinanzi a tutte quelle bare nei
funerali di Stato, questa Italia è rimasta ancora divisa in “fazioni” che non
si sa più a quali ideologie si ispirino. Certamente non mi saprete dire quale sia la cultura di
Rutelli, quella di D’Alema, di Fini, di Berlusconi. L’idea guida che sta sul
loro cammino qual’è? Io me lo chiedo ancora e mi domando cioè dove ci
porteranno.
Dott.ssa
IAVERONE
Avete
bisogno di fare cinque minuti di pausa?
Alcuni studenti
No,
no...
Presidente
IANNARONE
Io
mi fermo un momento qui per poi rispondere a quelle domande un po’ più
specialistiche, facendo il possibile per non annoiarvi, come spesso capita ad
un uomo di Legge. Voglio dire che ragionare adesso su Sofri, sulla pena o sulla
durata dei processi mi è più difficile che esporre concetti belli, diciamo
ariosi, come quelli storico-politici, sociali, filosofici. Quanto alle domande
sullo sciopero dei Magistrati e sulla separazione delle carriere, le lascerò
per ultime, pensando già di aprirmi ad una piena sincerità. Sui gruppi etnici e
sociali, qualcuno vuol sapere con tante immigrazioni come conviveremo, anche fra
le varie religioni delle popolazioni immigrate. Comunque penso che una Legalità
ispirata ai principi di Eguaglianza e di Solidarietà porterà anche al rispetto
reciproco che ci dovrà essere nell’ambito della fusione di gruppi etnici,
attraverso un principio che è il capisaldo, secondo me, della vita in comune:
la tolleranza.
La
tolleranza, la mitezza...guardate la tolleranza è imparentata con la
razionalità, chi prende la via della ragione per convincere un altro, o per
ascoltarne le ragioni e essere disposto a essere convinto dall’altro, badate
bene questo è il segreto per raggiungere un momento di equilibrio, ascoltare ed
esercitare la ragione, come vi ho detto prima, non la violenza. Per questa
strada noi possiamo trovare anche una Pace religiosa. Nel momento in cui invece
temiamo guerre di religione che non è la guerra santa islamica a fare
impressione, lasciate stare, la Cijad è solo
la facciata. Preoccupa, piuttosto, la vicenda
del Crocifisso, che è accaduta per opera di un nostro Magistrato ed a causa di
quel Magistrato perché non si era letto bene il Concordato e si è lasciato
ottenebrare anche lui da una sorta di Crociata, tutta sua. Mettiamo un altro
simbolo a fianco del Crocifisso, mettiamoci il simbolo islamico, mettiamo nelle
scuole Maometto ed altri simboli, ma perché vuoi togliere il mio Crocifisso? Io
il mio Crocifisso nelle Scuole me lo voglio tenere!!
Applausi da parte dei presenti in
Sala.
Questo
vi rispondo per i gruppi etnici, per le immigrazioni e per i pericoli che mi sono
stati segnalati in qualche modo da Nunzia, che ha fatto una domanda abbastanza
ampia sui gruppi etnici, sui gruppi sociali. In conclusione, i principi ai cui
bisogna ispirarsi sono solo quelli: Razionalità e Tolleranza.
Quanto
allo sciopero dei Magistrati, alla separazione delle carriere, ai processi
lenti, vi faccio una semplice premessa: la Magistratura è composta così: c’è un
Pubblico Ministero che dà inizio al processo accusando una persona di un reato.
Poi istruisce il processo, significa che ordina perquisizioni, sente i
testimoni, raccoglie prove documentali ed altre prove. Infine, chiede il rinvio
a giudizio al Giudice delle indagini preliminari, e se l’ottiene il processo
arriva al dibattimento davanti ad un Giudice. Io sono fra quelli che giudicano.
Ebbene, c’è un articolo della Costituzione, da poco modificato, che è molto
importante. Vi basti questo, perché...se mi allargo nel discorso…qui facciamo
mezzanotte e non è proprio il caso. Dunque, l’art. 111 della Costituzione,
modificato, dice che il Giudice è terzo, è terzo e imparziale tra Pubblico
Ministero e Difensore, cioè l’Avvocato. A
questo punto io, per giudicare bene, devo sentire, come si usa dire, le due
campane, per decidere della sorte dell’imputato. Ogni Giudice non dovrebbe
avere un pregiudizio e pensare: “Questo è colpevole, oppure “questo è
innocente”, ma deve ascoltare prima l’Accusa, poi la Difesa e rimanere terzo in
mezzo a loro, cioè imparziale. Il Giudice è a centro ed è neutro. Sta tra
questi due Poli: il Pubblico Ministero è il Polo dell’Autorità, l’Avvocato è
quello della Libertà.
Ora,
volevo giungere a questa mia conclusione, rifletteteci sopra: una volta
affermato il principio di terzietà ed imparzialità del Giudice, non è più
possibile, ragazzi, e questa è la mia idea chiara e precisa, che Pubblico
ministero e Giudice restino colleghi, appartengano alla stessa carriera. La
separazione delle carriere è divenuta inevitabile. Lo vado affermando spesso
nei convegni e sapeste quanti miei colleghi, anzi quasi tutti, non sono
d’accordo! Io ho fatto il Pubblico Ministero per circa nove anni e mezzo ad
Avellino e poi sono passato al settore giudicante. Adesso, in teoria potrei tornare
a fare il Pubblico Ministero, come Procuratore della Repubblica, queste cose si
vogliono evitare. Se un magistrato ha la vocazione a fare il Pubblico Ministero,
allora si separa, si specializza meglio, il suo principio di Autorità lo
esercita meglio, anche nel rispetto della dignità e della libertà dell’imputato.
E poi dall’altra parte c’è il Difensore, l’Avvocatura rimane una classe libera.
E’ difficile irregimentare gli Avvocati, si può però creare una Scuola comune
di Diritto, semmai con un biennio comune, o anche, meglio, dividendola in tre
branche. Da essa potranno uscire il Pubblico Ministero che si specializza nel
biennio successivo, l’Avvocato che si specializza nella Difesa e il Giudice che
affina l’arte del giudicare, che è quella più difficile, non perché è la mia
attuale funzione. Un famoso proverbio dice: “La vita è breve, l’arte è lunga,
il giudizio è difficile”. Infatti, abbracciare una tesi parziale è più facile,
come per il P.M. accusare e per l’Avvocato difendere. Benchè all’esterno non
appaia, giudicare è la più elevata delle attività giudiziarie, sia dal punto di
vista professionale che morale.
Questo
Giudice - Emanuela - che si trova difronte a una Legge ingiusta che fa? La
applica, non la applica? L’ultima domanda, hai avuto un momento di incertezza,
però hai fatto una domanda interessante, anzi proprio trafiggente!
Applausi da parte dei presenti in
Sala.
Come
sento io che la Legge è ingiusta? Ragazzi qual’è la Legalità e come si regola
la Legalità. Guardate, il punto più sicuro di orientamento per un Magistrato –
oggi come oggi – è la Costituzione della Repubblica Italiana. E’ vero che non è
tutta ancora attuale, qualche suo principio comincia a essere un po’ antico,
superato, però alcuni principi fondamentali sono rimasti immutati, come quello
del rispetto dei diritti inviolabili della persona (articolo 2), o il principio
di eguaglianza (articolo 3). Però, badate bene, qui devo aprire una piccola
parentesi: l’architetto che ha arredato l’aula del Tribunale penale che
presiedo, ha collocato in alto, sulla mia testa, la scritta: “La Legge è uguale
per tutti”. Non è vero, questa è una grande stupidaggine....
Applausi da parte dei presenti in
Sala.
Un momento,
chiariamo, perché forse avete frainteso le mie parole. Tenete un testo della
Costituzione della Repubblica Italiana? Leggetela, leggete l’art. 3: “Tutti
sono eguali davanti alla Legge”, che è una cosa completamente diversa. Secondo
i Romani, i grandi principi del vivere civile erano tre: “Honeste vivere, alterum non ledere, suum unicuique tribuere”. “Vivere
onestamente”, e questo è un principio morale di facile comprensione. “Non
ledere gli altri” e vi ho detto di questa Libertà che non deve straripare fino
a procurare danni agli altri. “Dare a ciascuno il suo” significa che bisogna
dare a ciascuno quello che gli spetta, ad esempio in base alla quantità ed alla
qualità del lavoro fatto, ma certamente non può significare “Dare a ciascuno
l’Eguale”, come si potrebbe ritenere interpretando letteralmente e senza
spirito critico la famosa espressione “La Legge è uguale per tutti”. Allo
studente bravo va dato un riconoscimento in valutazione o in voti, non
altrettanto a chi non si impegna nello studio. Questo ve lo dovete mettere in testa,
per cui anche nella Scuola l’uguaglianza può essere concepita solo nel senso
che ogni studente ha diritto ad essere valutato con equilibrio, con giustizia
ed equità, senza le discriminazioni menzionate dall’art. 3 della Costituzione (sesso,
razza, lingua, religione, opinioni
politiche, condizioni personali e sociali), ma se il suo rendimento
nello studio è mediocre, il “Suo”, cioè quello che gli spetta può essere
costituito anche da una bocciatura. Torniamo
ora alla domanda di Emanuela. Quando io Giudice mi trovo di fronte ad una legge
che non mi sembra giusta, faccio un’analisi alla Legge, cui chiedo: “Sei
conforme alla Costituzione o no?” Eppoi devo fare un’altra domanda alla Legge,
perché sono un interprete e l’interpretazione è l’accostamento prudente alla
norma. La leggo e mi chiedo: “Che vuole significare”? Mi rifaccio alla
Costituzione, ma mi devo rifare anche alla Cultura, la Cultura storica,
filosofica, letteraria. Devo “sentire” i tempi, l’epoca in cui è nata la legge
e quella in cui devo applicarla. Ciò è tanto vero, cari ragazzi, che attraverso
tante informazioni e trasmissioni anche televisive, prendete ad esempio “Porta
a Porta”, voi l’avrete sentito che molte sentenze non soddisfano. Perché alcune
decisioni non sono condivise? Si può sbagliare pure in questa non condivisione,
ma si può sbagliare una volta, due volte, ma non è che ci si può sbagliare
sempre. Qualche volta, voglio dire, il giudizio dello spettatore, del
cosiddetto uomo della strada, ci azzecca pure, cioè qualche volta è pure avvenuto
che un Giudice ha interpretato male la legge, perché non l’ha interpretata
secondo i principi della Costituzione, quelli del Diritto Naturale, molti dei
quali trasfusi nella Costituzione Repubblicana, ed ancora quelli risalenti ai
Valori sentiti in una determinata società. Tra cui, torno a ribadire, anche i
valori del Cristianesimo, anche se non integralmente recepiti. Quando il
Giudice resta del convincimento che la legge che deve applicare contrasta con i
principi di cui vi ho detto, allora ha un mezzo legale per non ingannare la
propria coscienza: il ricorso alla Corte Costituzionale. Egli solleva questione
di legittimità costituzionale, cioè chiede alla Corte Costituzionale di
stabilire se quella norma che lui deve applicare sia o meno costituzionalmente
legittima. La Corte Costituzionale è infatti la guardiana della Costituzione.
In altri termini, essa raccomanda al Parlamento: “Stai attento, non emanare
Leggi che confliggono con la Costituzione. È accaduto con il Lodo Maccanico,
no? Non so adesso chi ha ragione o chi non ha ragione, ma il Lodo Maccanico
aveva introdotto una sorta di immunità di alcune cariche dello Stato dalla
legge penale.... dico meglio: Lodo Maccanico e poi Schifani, come mi state
suggerendo. E’ stato riconosciuto dalla Corte Costituzionale che quella Legge
che dava una certa immunità temporale dalla legge penale non era costituzionale,
perché contrastava con l’art. 68 della Costituzione, secondo cui nessuno dei
parlamentari e delle cariche dello Stato sono esenti dalla legge penale. Questo
significa che la Corte Costituzionale è la guardiana della Costituzione. Devo
anche dirvi, però, che è una guardiana politica, perché non tutta la Corte è
composta di Giudici di carriera, ma anche di elementi politici scelti dal
Parlamento e dal Presidente della Repubblica, quindi è un guardiano politico,
che a volte emana delle sentenze che si attengono a visioni ed interessi politici.
Siamo
giunti alla fine. Sulla separazione delle carriere vi ho già detto che essa
dovrebbe essere una conseguenza necessaria dopo la riforma dell’art. 111 della
Costituzione. Circa lo sciopero dei Magistrati non lo condivido. Io non
parteciperò allo sciopero. Nella Costituzione sta scritto: “I Giudici sono
soggetti soltanto alla Legge”. Il Parlamento ha il suo primato, fa le Leggi. Da
Giudice devo osservarle, applicarle, interpretarle, …torcerle come meglio posso,
strizzarle come un panno bagnato, per intenderci, perché poi l’interpretazione
è un’attività molto incisiva per piegare la norma alla soluzione giusta del
caso concreto, almeno per un giudice dotato di idonei mezzi culturali. Ma non è
detto che io debba fare lo sciopero perché il Parlamento sta legiferando,
semmai, sull’Ordinamento Giudiziario, su come scorrerà la mia carriera, le mie
promozioni. Se mi riduce lo stipendio, io posso fare anche sciopero. Come lo
facevano gli operai, gli operai delle
miniere che stringevano la cinghia! Quello era uno sciopero rispettabile...!! Applausi
da parte dei presenti in Sala. Quello era uno sciopero etico, perché si
trattava di non far soffrire lo stomaco. Ma se poi i magistrati scioperano perché
l’Ordinamento Giudiziario deve essere regolato in un certo modo, perché in un
modo o in un altro progredisca la mia carriera..., ma basta!! ma finiamola!! Ecco,
si riconquisti un principio di Autorità. Ma esiste l’Autorità del Parlamento o
no? Qui quello che si è perduto è l’Autorità del Parlamento, si è perduta pure
quella perché il Governo attualmente è un po’ più potente del Parlamento. Come
del resto avvenne in Roma. Come si giunse all’Impero? Il Senato fu svuotato di
poteri, i senatusconsulta, che
potrebbero essere assimilati alle attuali leggi emanate dal Parlamento, non
valevano più niente. Avevano grande valore, invece, i decreti emanati
dall’imperatore (cosiddetti rescripta
principis), che il Senato pedissequamente approvava, svuotandosi così di
potere. Questa è la Storia che si ripete, la vedete? Se non la vedete, pensate
ai decreti legge del Governo sui quali viene posta la fiducia che il Parlamento
senz’altro accorda ed allora la vedrete!
Questo è il pericolo che si può correre in questo momento. Allora ecco
la necessità del recupero di un principio del primato della Politica,
rappresentata dal Parlamento, dagli eletti dal popolo, che per l’art. 1 della
Costitzione ha la sovranità. Quando dunque il Parlamento fa una Legge per i
Magistrati, secondo me i Magistrati la devono accettare. Guardate, i colleghi sono quasi unanimi nel
partecipare allo sciopero, ma, per quanto vi ho detto, non è questione di
cinghia, non è questione di miniere, non è questione di operai, è questione di
carriera, è questione di Ordinamento Giudiziario. Molti sostengono che va bene
così, e non vogliono che cambi.
A
questo punto, ragazzi, vi voglio lasciare con un messaggio finale che ho
lasciato in tutte le Scuole... Ho fatto una trentina di Convegni, non vi dovete
impressionare e neppure il corpo docente deve turbarsi: ho sentito a volte il
fruscio dei cattivi maestri, i cattivi maestri sono quelli che non vi invitano,
non vi sollecitano a pensare con la vostra testa...ma con le loro idee
politiche
Applausi da parte dei presenti in
Sala.
Non per scegliere
sempre la libertà, non per fare tutto quello che volete, ma per orientarvi
liberamente con la razionalità. “Voi dovete essere illuministi”. Il grande
filosofo Kant definisce Illuminista: “Colui che pensa con la propria testa”. Se
su ogni problema, uno di noi dicesse: “Vediamo un po’ che pensa Berlusconi in
materia”, oppure, “Condivido questa soluzione perché sono di Sinistra”, allora
sarebbe finita la scuola e la stessa essenza della gioventù. Vi prego, amate la
Cultura e non fatevi indottrinare!! Avvaletevi dei vostri mezzi culturali e
sappiate ascoltare. Ecco, io me ne vado
oggi arricchito dall’attenzione che mi avete prestato. Non è stata certo una
illusione….ed anche dai vostri cenni ricevo la conferma che mi avete ascoltato.
Non posso che
essere contento di questa mia giornata. Grazie….
Applausi da parte dei presenti in
Sala.
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