giovedì 3 novembre 2016

ETICA E LEGALITA' (Liceo Imbriano 6.3.04)


L’ETICA  COME  SINTESI  DI  LEGALITA’  E  GIUSTIZIA

Alla  presenza  di  circa  200  alunni  del  Liceo  Imbriani, che hanno posto molte domande, non riportate nel testo ma che si deducono dalle risposte del relatore.

Avellino  6  marzo  2004

Presidente  Gennaro  IANNARONE 

Ragazzi, il mio saluto. Quando sono entrato in quest’Aula mi son detto: “Mamma quanti sono, come sarà difficile farsi ascoltare da tutti!” Mi sembrava di sentirvi dire….: “Adesso questo Giudice ci parlerà di Diritto e di Legalità, chissà che noia!” Faccio il tentativo, non so se mi riuscirà, però io parto sempre dal principio che è meglio non imporre una lezione ma destare interessi, è meglio essere amati che temuti. Amati come amore della Cultura.

Badate, ragazzi, quando presi la maturità classica e pensai alla facoltà universitaria da scegliere, considerando Lettere, Storia e Filosofia, Ingegneria, Fisica ed altre facoltà, mi sembrò di sapere più o meno quali erano le radici di tali materie anche all’Università. Invece, quando scelsi Giurisprudenza, fu come un salto nel buio: il Diritto, la Legge, è qualcosa che a volte sembra non appartenerci. 

Comunque, mi viene in mente di dirvi subito che non siete venuti qui per sentire la lezione di un uomo di legge, una volta che vi ho accennato all’astrattezza della Legalità. Perciò aspetto le vostre domande che prevedo interessanti, come lo sono state in tante altre scuole. Il mio intento, ripeto, non è quello di spiegarvi cattedraticamente cos’è la Legalità, ma è quello, un po’ egoistico, me lo permettete, di superare l’emozione che mi avete creato all’ingresso in questa Aula, una volta che mi avete impegnato con le vostre domande, e poi di trasmettere io a voi delle emozioni. Perché, se se vi avrò trasmesso delle emozioni sul piano della Giustizia e dell’Etica, che sono il tema centrale, ricorderò questa giornata come una bella giornata, ma se invece uscirete da qui e tutto vi sarà scivolato addosso senza lasciare traccia, certamente resterò deluso. Non per colpa vostra, sarebbe tutta colpa mia.

Applausi da parte dei presenti in Sala

Presidente IANNARONE 

Sì, va bene. Allora non posso fare a meno di una premessa sulla Legalità e sulla Giustizia, perché le vostre domande, a parte quelle che esigono risposte più tecniche, relative alla mia professione, allo sciopero dei Magistrati, alla questione Sofri, rivelano sostanzialmente nel loro insieme un’ansia di Giustizia. Guardate, ragazzi, non c’è un’ansia di Legalità. La Legalità non crea ansia, crea tuttalpiù l’aspettativa dei cittadini all’emanazione di leggi che sappiano regolare l’ordine sociale, e, di conseguenza, il loro dovere di osservanza. E’ invece la Giustizia che crea delle spinte che ci pongono a volte anche contro le Leggi vigenti, come chiedeva Emanuela se mi era mai capitato di dover applicare delle Leggi che non condividevo, che cioè non ritenevo giuste.

Ebbene, in ognuno di noi c’è un senso etico, c’è una visione morale della vita che naturalmente non sempre il legislatore attua e non sempre può attuare. La Legalità, diciamo, è l’attuarsi della Giustizia attraverso la Storia, dall’uomo delle caverne fino ai giorni nostri, perché, quando l’uomo è uscito dalle caverne, dall’orda barbarica, da una situazione di vita molto vicina a quella delle bestie, diciamola con i versi di Ugo Foscolo: “Dal dì che nozze, tribunali ed are, diero alle umane belve esser pietose di se stesse e di altrui”, ecco, Foscolo vi traccia il momento in cui sorge la Legalità, rappresentata dalle “nozze”, dai “tribunali”, dagli “altari”. Ma prima ancora, prima di questo delle nozze, prima di questo dei Tribunali, prima di questo degli altari, addirittura forse addirittura prima della Fede, l’uomo ha avvertito in sé un sentimento profondo di Giustizia, che ha preceduto l’organizzazione della società in cui viveva. Ripeto: “La Giustizia è stato dunque un sentimento primordiale dell’uomo, che fa capo ai valori etici dell’eguaglianza e della solidarietà sociale, e riguarda in particolare i Diritti Umani e la Pace; questi sono valori eterni che sono stati sempre dentro di noi, non ci hanno abbandonato mai, ma è stato ed è sempre difficile realizzarli. Poi è venuto il Diritto positivo, cioè posto (positum) dallo Stato. Ma il diritto, nel senso di norma, regola, non è posto solo dallo Stato, anche papà e mamma in famiglia stabiliscono un “Diritto”: “questo si fa”, “questo non si fa”, “ti stai ritirando tardi la sera” ecc., quella è Legalità e dentro di voi vorreste dire: “Ma non è giusto che io mi debba ritirare prestissimo, mi voglio trattenere ancora con gli amici, non faccio nulla di male”. Vedete, la Legalità la trovate già in famiglia, la trovate poi nella Scuola dove bisogna osservare delle regole e a volte voi le regole non le condividete perché non coincidono con quest’ansia di Giustizia che è in voi. Però guardate ragazzi, se io mi fermassi soltanto ad individualizzare il desiderio di ciascuno di voi di fare quello che crede, di attuare le proprie aspirazioni credendole legittime, vi condurrei su una strada che non è quella dell’ordinata e pacifica convivenza sociale, nella famiglia, nella Scuola, nello Stato, e così vi svierei. Io vi devo dire piuttosto una cosa e questo è perché lo colgo anche dalle parole del vostro Preside, come dalle parole del professore Zaino e della dottoressa Iaverone. C’è una diffusa illegalità, perché tra i due principi dell’Autorità e della Libertà, il principio di Libertà indubbiamente ha straripato. Questa è la spiegazione che io ho dato sempre ai ragazzi e i ragazzi si sono dimostrati interessati ed hanno fatto naturalmente le loro riflessioni.  Intanto, pensate ai vostri genitori, pensate a papà e mamma, e fate subito un paragone: chi è il più autoritario dei due? Sarebbe bene che il padre fosse più autoritario e la mamma più permissiva, più dolce. Questa è un’aspirazione, però oggi la donna ha assunto una posizione di supremazia e solitamente è lei la guida della famiglia, anche perché è più intuitiva, è più completa.

Applausi da parte dei presenti in Sala

È più universale e sa a volte trovare la via degli accomodamenti familiari. In famiglia se non c’è la mamma c’è sempre una zia, una nonna che sa dire la parola giusta in un momento di difficoltà. Spesso si dice: “chiamiamo zia” “sentiamo nostra cugina” “viene zia e pacifica tutto, mette tutti d’accordo”, Perché? Perché quella è la persona che sa trovare la via della Giustizia, non della stretta Legalità che semmai vi voleva imporre papà, ottusamente vi volevano imporre papà o mamma. Accade a volte così. Queste situazioni capitano un po’ dappertutto, non sto entrando soltanto nell’ambito della famiglia, capita a scuola e capita nei tribunali. Quante volte, infatti, ci dicono gli avvocati che qualcuno dei giudici applica ottusamente la Legge e non comprende qual è il principio di vera Giustizia adatto a regolare quel caso? Allora torno a dire: Autorità, Libertà. Oggi c’è uno straripamento della Libertà, una esagerata espansione dei Diritti, spesso si sente dire da qualcuno: “Ho diritto a questo, ho diritto a quest’altro”. Eppoi, quando qualcuno dice: “Ma io faccio quello che voglio perché va bene per me” mi sembra di sentire una bestemmia. Se equilibrerete in voi il senso del diritto e quello del dovere, allora la regola paterna, la regola scolastica, le regole dello Stato, le accetterete non tanto come frutto di Autorità, ma come frutto di  autorevolezza.  Ora se io vi domando qui, ma naturalmente non voglio la risposta, tra i vostri docenti chi è il professore più autorevole? Cioè, chi è il docente che si fa rispettare anche senza parlare, e comunque senza imporre, senza far sentire il momento dello schiacciamento della vostra individualità? Questo vi sto dicendo perché oggi è necessario il recupero di un principio di Autorità, non vi meravigliate di quello che dico, anche la mia esperienza di quarant’anni di Magistratura, mi induce a prospettarvi un recupero del senso del Dovere.

Se voi mi parlate del Diritto al Lavoro, e comprendo bene che il vostro pensiero dominante è di trovare un posto di lavoro dopo questa scuola, questo Diritto è sacrosanto e chi ve lo tocca! Anzi, ve lo toccano perché molte volte ve lo negano, e spesso ve lo negheranno, purtroppo è così, benché sia garantito dalla nostra Costituzione. Ma se poi, trovato il posto di lavoro, si protesta e si sciopera sia pure per un aumento di stipendio o per ottenere comunque qualche vantaggio – vi sto facendo un esempio  a caso, ve ne potrei fare mille per farvi capire che voglio dire quando parlo di straripamento del senso del diritto – benché riusciate, nella organizzazione della vostra economia, a vivere un’esistenza dignitosa, allora il vostro  senso del diritto sta straripando, si sta espandendo come se fosse un gas. Sì, perché i Diritti hanno una consistenza gassosa, non hanno una consistenza solida, sempre uguale a se stessa, e neppure liquida, tanto per richiamare un concetto di fisica che è vostra materia di studio.

Guardate, ragazzi, sembra che io divaghi, però vi sto portando sempre sotto  questi due filoni del mio discorso: Autorità e Libertà. In ogni momento in cui vi rivisitate, vi riguardate dentro, compite un atto di introspezione. E’ il caso che allora vi chiediate: “Ma io questo lo posso chiedere, lo posso pretendere?” E se vi ritraete e cedete e scegliete la via della rinuncia ad una pretesa eccessiva, la via del sacrificio,  la via della mitezza, avrete imboccato anche la via della Pace, la pace con voi stessi, la pace in famiglia. In quel momento voi inavvertitamente avete riequilibrato in voi il principio di Autorità e quello di Libertà. Chiaro?

E’ questo un passaggio delicato, è un rapporto delicato, tanto delicato che voi, studiando la Storia, avrete certamente compreso la grandezza del tema, sul quale sono accadute le Rivoluzioni. Da periodi di pace si è passati a periodi di guerra, e lo scontro a volte è stato notevole, inconciliabile, tra chi pretendeva di esercitare l’Autorità e chi invece non vi voleva soggiacere. Questo conflitto, ragazzi, è presente, proporzionalmente, anche nelle vostre incipienti, ma ritengo vive, intense, vite di coppia. La Pace è un concetto grande, onnicomprensivo, non è solo quella che si ricerca in Iraq, ma è soprattutto la Pace dell’anima, la quale si riconquista, come vi ho detto, tornando al principio del perfetto equilibrio tra Autorità e Libertà. È come un pendolo che…oscilla anche nella vostra vita di fidanzati, come dicevamo nella nostra epoca. Chiamiamola anima gemella quella che credete che sia la vostra anima gemella, ma per sapere se è veramente tale, dovete guardare fino a che punto c’è fra i due l’equilibrio di cui ho detto, cioè fino a che punto lui o lei rispetta l’altro, o violano, invece, questo principio di mitezza, di dolcezza e di amore. Perché alla fine il valore vero è l’amore, quello è il valore di fondo, che concilierebbe tutto, ma purtroppo non si può sempre attuare e di questo noi siamo profondamente preoccupati. Lo era Gesù, lo sono stati i rivoluzionari francesi quando accanto a Libertè ed Egalitè hanno scritto “Fraternité”. Sono preoccupati tutti quanti, basta pensare ai poveri del Terzo Mondo, basta pensare ai No Global e via di seguito.

Nel ricordare le vostre domande ed accingermi alle risposte io purtroppo mi trovo un po’ a disagio quando la domanda riguarda processi in corso, perché il Magistrato non può esprimere il proprio parere su processi in corso, quale è quello contro i No Global. E’ mio convincimento, comunque, che i No Global non sono un movimento sovversivo; che ci siano poi degli infiltrati, quelli che sono i mestatori, lasciamo stare, in ogni movimento avvengono queste cose, ma l’ideale di fondo del nucleo pensante dei No Global quale è? Certamente è quello di battersi per attenuare la fame del Terzo Mondo, per evitare che i potenti della Terra decidano le sorti dell’intero Globo ed in particolare che l’Occidente, con il peso della sua potenza economica e militare e della sua cultura, possa schiacciare ancora di più i popoli poveri del Pianeta. Si dice che la guerra in Iraq sia stata fatta per prendersi là il petrolio, e questo è un dubbio che è legittimo sollevare. Non vi posso dare delle risposte sicure e risolutive…io sono venuto qui per una Educazione astratta alla Legalità, però mi si può capire, ed all’ultimo direte: “va be’, è chiaro come la pensa il Giudice”, ma io non ve l’ho detto; vi sto solo dicendo fermamente che i No Global si battono per una causa giusta, ma ciò non significa poi che per questa causa giusta si debba usare sempre la violenza. Ciò che soprattutto ha impressionato l’opinione pubblica è che i No Global hanno devastato quella città, hanno devastato Genova, hanno rotto le vetrine dei negozi, hanno fatto quel  ben di Dio che tutti hanno visto per televisione. Allora la Polizia è dovuta intervenire necessariamente per fermare questi ragazzi, e naturalmente è accaduto quel che è accaduto. Federica mi chiedeva: “Ma sono legittime le perquisizioni”? Certamente, quando c’è stato l’uso della  violenza. Se un’altra di voi, Veronica, mi parla della tutela della Pace e dei Diritti Umani, io debbo conciliare quello che mi chiede Federica con quello che mi chiede Veronica, vedete che già avete le idee contrapposte: o si sceglie la via della conquista pacifica dei Diritti, attraverso i metodi democratici, o si sceglie la via della violenza, ma se si sceglie la prima si è nell’ambito del Pacifismo, si è nell’ambito della Democrazia, si è nell’ambito della..., come dire? possiamo dire a questo punto della Legalità, se si sceglie invece la via della violenza si è fuori della Legalità. E la via della violenza in genere non è gradita a nessuno. Ma chi di voi tollererebbe uno schiaffo? Con uno schiaffo a volte è finita, basta uno schiaffo e finiscono i più grandi amori perché la violenza non la tollera nessuno e così anche la Polizia, al servizio di uno Stato serio, non può tollerare che i giovani sfascino una città. Per cui sulle perquisizioni, il mio parere è chiaro e positivo. Le perquisizioni bisogna farle dove ci vogliono, bisogna andare alla ricerca di armi, perché non scappino i morti, lì a Genova è scappato un morto. Il processo si è poi concluso, se sono bene informato, con un’assoluzione per legittima difesa del carabiniere che ha sparato contro il dimostrante che era armato di una spranga o di un bastone. Ma lasciamo stare, io non sono venuto qui a parlare di processi singoli, vi parlo del fenomeno e quando io vi qualifico quel fenomeno come un fenomeno animato da un sentimento di giustizia che vuole evitare che verso i poveri del Terzo Mondo cadano soltanto le briciole della ricchezza dell’Occidente, non posso dire che il proposito non è giusto, devo dire che è giusto, pur condannando la violenza. E nel momento in cui, pur inorridendo dinanzi agli eccidi e alle stragi, dico che è giusto, vedo come in una nebbia due Torri Gemelle e due aerei che le perforano… che voglio dire? 

Applausi da parte dei presenti in Sala.    

Quella è anche una spinta, è un pugno nello stomaco, è un tremendo colpo nell’occhio di un Occidente opulento che si avvale, purtroppo si avvale, della sua potenza. Perché l’Occidente ha Aristotele, l’Occidente ha Hegel, l’Occidente ha una cultura possente. Sì, per gli Arabi tanto di rispetto, Avicenna, Averroè, l’algebra, bisogna farla la fusione con le altre etnie, però la verità attuale è quella dello scontro. Ed indubbiamente torna il dilemma, il sentimento di Giustizia a volte è così forte che porta ad atti di violenza, ma la violenza in se stessa è da rinnegare, non va mai attuata, o la si deve guardare sempre come estremo limite. Certo, nessuno di voi potrebbe criticare oggi la Rivoluzione Francese perché fece funzionare la ghigliottina e cadere tante teste. Ma perché, quella non era violenza? È violenza rivoluzionaria, è violenza di persone che in base a una Cultura anche filosofica e storica attuarono con la forza nuovi principi di Giustizia e, sulla base degli stessi, una nuova Legalità. Il flusso della Storia è questo qui, il flusso della Storia è fatto di periodi di Legalità e di avvenimenti rivoluzionari o di altri grandi cambiamenti sociali che travolgono la legalità vigente. Vi posso citare, per esempio, il periodo delle guerre civili romane, al quale seguì la Pax Augustea, ecco il momento di Legalità stabilmente raggiunta. Mi seguite?  Se invece voi pensate oggi alla Legge “X” o alla Legge “Y” per farne la critica, o al caso Sofri, non capirete mai cos’è la Legalità: sì, io cercherò di dare una risposta a tutte le vostre domande, purché abbiate chiara questa visione storica della Legalità e della Giustizia. Legalità e Giustizia si alternano nel fluttuare della Storia, l’uno dopo l’altro. Sono partito, tanto per dire, dalle guerre civili romane come momento di sconvolgimento sociale, ma vi sono tanti altri esempi. Lasciando da parte la Rivoluzione inglese, che fu uno scontro tra agrari poveri ed agrari ricchi, la Rivoluzione americana che fu piuttosto una lotta di indipendenza dalla dominazione europea, la Rivoluzione bolscevica, i cui effetti si sono affievoliti, la più importante da ricordare è pur sempre la Rivoluzione francese, perché ancora oggi sono vive le idee su cui essa si fondò. La Legalità dell’Ancien Regime venne spazzata via e si creò una nuova Legalità, in definitiva quella dei Codici napoleonici. A volte, lasciandoci esaltare dalle sue imprese militari, ci scordiamo di questa che fu l’opera sociale più grande di Napoleone Bonaparte. In quei Codici vennero trasfusi i principi fondamentali affermati da quella Rivoluzione: Liberté, Egalité, Fraternité, dei quali diceva giustamente il vescovo Gennaro Pascarella di Ariano Irpino, quando ci riunimmo presso il Vescovato di Avellino per parlare del Natale, che quello più dimenticato, emarginato, era la Fraternitè, che poi significa solidarietà sociale ed in ultima analisi amore, come continuazione del messaggio evangelico.

Quale grande sconvolgimento fu la Prima Guerra Mondiale! Dopo venne la confusa situazione del 1919, poi il Fascismo, la Legalità del Fascismo. Dopo tanti sussulti della Storia giunse un periodo di pace sociale, anche se si trattò di una Legalità tirannica. Dopo quel periodo, altro sconvolgimento della Storia: la Seconda Guerra Mondiale, e successivamente è arrivata la Legalità Costituzionale, sotto la quale stiamo vivendo. Ma attenzione, ragazzi, alla interpretazione della Costituzione della Repubblica Italiana, dove finalmente vi ho condotto attraverso un rapido percorso storico, o, per dir meglio, mi hanno condotto anche le vostre domande. Vi sono tante riflessioni da fare perché, guardate, quasi nessuno riesce a comprendere il periodo storico-sociale a lui contemporaneo. I contemporanei non sanno infatti valutare ed apprezzare il mondo che li circonda, neanche le bellezze artistiche. Molti artisti, molti poeti, hanno avuto successo dopo la morte e talvolta è stata riconosciuta la bellezza delle loro opere addirittura a distanza di cinquanta o cento anni. Noi non siamo in grado di giudicare questo momento qui, ma posso cogliere ora, più opportunamente, l’occasione per soddisfare le vostre curiosità sull’attuale periodo.

Una Legalità che è sorta, dopo la rivoluzione costituita dalla Resistenza, con la Costituzione Repubblicana, nella quale sono confluiti principi cattolici, principi sociali ed economici, principi di tutela dei Diritti Umani, ha risvegliato l’interesse in Veronica e quindi la sua domanda sui Diritti Umani. I Diritti inviolabili dell’uomo preesistono allo Stato, come fa capire la lettera dell’art. 2 della Costituzione perché non dice “tutela” ma “riconosce...” Che significa riconosce? Che stavano già prima. E che i diritti individuali dell’uomo nascano insieme all’uomo ve lo dice anche un filosofo che voi avrete studiato e che spero ricordiate. Thomas Hobbes affermava: “Homo homini lupus”. I diritti naturali dell’uomo, lo Stato assoluto, chiamato da Hobbes il Lieviatano, li opprime fino al punto che l’individuo, siccome è soffocato da una situazione di legalità ingiusta, si ribella per ristabilire lo stato naturale, cioè prima di tutto la libertà e tutti gli altri suoi diritti inviolabili..., mi state seguendo o no? 

Noi avevamo, cari ragazzi volevo dire siamo nati in un’epoca migliore della vostra..., e scusatemi se sto usando il plurale maiestatis, volendo riferirmi anche a qualche professore che ha una età vicino alla mia. Sere fa da Marzullo c’era un uomo più o meno che aveva la mia età e parlava con dei giovani ai quali raccontava dei suoi tempi, dei tempi della sua giovinezza, in particolare degli Anni Sessanta, parlava anche delle canzoni di quegli anni e diceva ai giovani di adesso: “Voi non sapete che cosa avete perduto per essere nati venti-trent’anni dopo”; cercava di far capire a quelli che oggi sono giovani che noi eravamo stati fortunati a nascere in una certa epoca, cioè negli anni quaranta. Ragazzi ve lo dico sinceramente, io ho avuto belle esperienze nell’età in cui sono vissuto.  Perché? Ve lo dico perché, ve lo volevo dire all’inizio, perché io avevo dei punti di riferimento, avevo dei Poli guida, non vi scandalizzate se vi dico che da ragazzo, quindicenne, diciottenne, ventenne, io guardavo i film di Peppone e di Don Camillo che, oltre che divertirmi, orientavano i miei convincimenti e le mie ideologie. Penso che qualcuno di voi li abbia visti o no? Ma che cosa erano quelli se non Democrazia Cristiana e Partito Comunista? C’erano dei punti di riferimento che voi avete perduto, voi oggi non avete più punti sicuri di riferimento, non avete più ideologie, quindi non avete più la possibilità di scelta in base ad un criterio chiaro e preciso e perciò vi sentite disorientati. Se voi avete seguito bene quello che vi ho detto, se ne farete non dico tesoro perché potrebbe sembrare un mio narcisismo, ma se riuscirete a trarre dalle mie parole soltanto questo senso storico della Legalità, comprenderete, allora, che senso storico significa che anche dalle Torri Gemelle può sorgere un nuovo periodo di Storia, di Cultura e di Legalità. 

L’Onu è il centro della Legalità internazionale, la Guerra all’Iraq, iniziata prima che l’Onu l’autorizzasse, ha violato il principio di Legalità. Quello – le Torri Gemelle – è un evento storico, possente, formidabile, insomma lo potete guardare da tutte le sfaccettature, lì ci potete trovate la rivalsa dei poveri del Terzo Mondo, ci potete trovare il Fanatismo Islamico, c’è anche quello, perché quei piloti hanno pensato di guadagnarsi il Paradiso di Maometto, beati loro se lo tengono e beati noi se teniamo quello che ha promesso Cristo. Vi parla uno che è agnostico in materia. Badate bene cosa voglio dire: almeno la Dottrina sociale della Democrazia Cristiana, vi diceva una cosa: “Questa è la visione della vita, spirituale”. La Dottrina marxista vi diceva: “Prima di tutto dobbiamo soddisfare i bisogni dell’Uomo”. Dottrina materialistica, basata filosoficamente sul materialismo storico, ma almeno erano dei punti di riferimento ed i vostri padri avevano anche un punto di riferimento religioso, una figura di Dio nella loro mente, i vostri genitori andavano più frequentemente a messa, avevano più il senso del sacro. Ma non è che voi giovani non ne avete bisogno, voi giovani ne avete bisogno, tanto è vero che vi emozionate sentendo parlare di Madre Teresa di Calcutta, per l’eroismo di Palatucci vi emozionate, e lo stesso per i militari italiani i quali hanno comunque pagato con la vita, a Nassirya, il loro innegabile sentimento di solidarietà verso quelle popolazioni. Mentre il popolo si è commosso dinanzi a tutte quelle bare nei funerali di Stato, questa Italia è rimasta ancora divisa in “fazioni” che non si sa più a quali ideologie si ispirino. Certamente  non mi saprete dire quale sia la cultura di Rutelli, quella di D’Alema, di Fini, di Berlusconi. L’idea guida che sta sul loro cammino qual’è? Io me lo chiedo ancora e mi domando cioè dove ci porteranno.

Dott.ssa IAVERONE 

Avete bisogno di fare cinque minuti di pausa? 

Alcuni  studenti 

No, no... 

Presidente IANNARONE 

Io mi fermo un momento qui per poi rispondere a quelle domande un po’ più specialistiche, facendo il possibile per non annoiarvi, come spesso capita ad un uomo di Legge. Voglio dire che ragionare adesso su Sofri, sulla pena o sulla durata dei processi mi è più difficile che esporre concetti belli, diciamo ariosi, come quelli storico-politici, sociali, filosofici. Quanto alle domande sullo sciopero dei Magistrati e sulla separazione delle carriere, le lascerò per ultime, pensando già di aprirmi ad una piena sincerità. Sui gruppi etnici e sociali, qualcuno vuol sapere con tante immigrazioni come conviveremo, anche fra le varie religioni delle popolazioni immigrate. Comunque penso che una Legalità ispirata ai principi di Eguaglianza e di Solidarietà porterà anche al rispetto reciproco che ci dovrà essere nell’ambito della fusione di gruppi etnici, attraverso un principio che è il capisaldo, secondo me, della vita in comune: la tolleranza.

La tolleranza, la mitezza...guardate la tolleranza è imparentata con la razionalità, chi prende la via della ragione per convincere un altro, o per ascoltarne le ragioni e essere disposto a essere convinto dall’altro, badate bene questo è il segreto per raggiungere un momento di equilibrio, ascoltare ed esercitare la ragione, come vi ho detto prima, non la violenza. Per questa strada noi possiamo trovare anche una Pace religiosa. Nel momento in cui invece temiamo guerre di religione che non è la guerra santa islamica a fare impressione, lasciate stare, la Cijad è solo                                                                                                                                                                                                                                                      la facciata. Preoccupa, piuttosto, la vicenda del Crocifisso, che è accaduta per opera di un nostro Magistrato ed a causa di quel Magistrato perché non si era letto bene il Concordato e si è lasciato ottenebrare anche lui da una sorta di Crociata, tutta sua. Mettiamo un altro simbolo a fianco del Crocifisso, mettiamoci il simbolo islamico, mettiamo nelle scuole Maometto ed altri simboli, ma perché vuoi togliere il mio Crocifisso? Io il mio Crocifisso nelle Scuole me lo voglio tenere!! 

Applausi da parte dei presenti in Sala. 

Questo vi rispondo per i gruppi etnici, per le immigrazioni e per i pericoli che mi sono stati segnalati in qualche modo da Nunzia, che ha fatto una domanda abbastanza ampia sui gruppi etnici, sui gruppi sociali. In conclusione, i principi ai cui bisogna ispirarsi sono solo quelli: Razionalità e Tolleranza. 

Quanto allo sciopero dei Magistrati, alla separazione delle carriere, ai processi lenti, vi faccio una semplice premessa: la Magistratura è composta così: c’è un Pubblico Ministero che dà inizio al processo accusando una persona di un reato. Poi istruisce il processo, significa che ordina perquisizioni, sente i testimoni, raccoglie prove documentali ed altre prove. Infine, chiede il rinvio a giudizio al Giudice delle indagini preliminari, e se l’ottiene il processo arriva al dibattimento davanti ad un Giudice. Io sono fra quelli che giudicano. Ebbene, c’è un articolo della Costituzione, da poco modificato, che è molto importante. Vi basti questo, perché...se mi allargo nel discorso…qui facciamo mezzanotte e non è proprio il caso. Dunque, l’art. 111 della Costituzione, modificato, dice che il Giudice è terzo, è terzo e imparziale tra Pubblico Ministero e Difensore, cioè l’Avvocato.  A questo punto io, per giudicare bene, devo sentire, come si usa dire, le due campane, per decidere della sorte dell’imputato. Ogni Giudice non dovrebbe avere un pregiudizio e pensare: “Questo è colpevole, oppure “questo è innocente”, ma deve ascoltare prima l’Accusa, poi la Difesa e rimanere terzo in mezzo a loro, cioè imparziale. Il Giudice è a centro ed è neutro. Sta tra questi due Poli: il Pubblico Ministero è il Polo dell’Autorità, l’Avvocato è quello della Libertà.

Ora, volevo giungere a questa mia conclusione, rifletteteci sopra: una volta affermato il principio di terzietà ed imparzialità del Giudice, non è più possibile, ragazzi, e questa è la mia idea chiara e precisa, che Pubblico ministero e Giudice restino colleghi, appartengano alla stessa carriera. La separazione delle carriere è divenuta inevitabile. Lo vado affermando spesso nei convegni e sapeste quanti miei colleghi, anzi quasi tutti, non sono d’accordo! Io ho fatto il Pubblico Ministero per circa nove anni e mezzo ad Avellino e poi sono passato al settore giudicante. Adesso, in teoria potrei tornare a fare il Pubblico Ministero, come Procuratore della Repubblica, queste cose si vogliono evitare. Se un magistrato ha la vocazione a fare il Pubblico Ministero, allora si separa, si specializza meglio, il suo principio di Autorità lo esercita meglio, anche nel rispetto della dignità e della libertà dell’imputato. E poi dall’altra parte c’è il Difensore, l’Avvocatura rimane una classe libera. E’ difficile irregimentare gli Avvocati, si può però creare una Scuola comune di Diritto, semmai con un biennio comune, o anche, meglio, dividendola in tre branche. Da essa potranno uscire il Pubblico Ministero che si specializza nel biennio successivo, l’Avvocato che si specializza nella Difesa e il Giudice che affina l’arte del giudicare, che è quella più difficile, non perché è la mia attuale funzione. Un famoso proverbio dice: “La vita è breve, l’arte è lunga, il giudizio è difficile”. Infatti, abbracciare una tesi parziale è più facile, come per il P.M. accusare e per l’Avvocato difendere. Benchè all’esterno non appaia, giudicare è la più elevata delle attività giudiziarie, sia dal punto di vista professionale che morale.

Questo Giudice - Emanuela - che si trova difronte a una Legge ingiusta che fa? La applica, non la applica? L’ultima domanda, hai avuto un momento di incertezza, però hai fatto una domanda interessante, anzi proprio trafiggente!

Applausi da parte dei presenti in Sala. 

Come sento io che la Legge è ingiusta? Ragazzi qual’è la Legalità e come si regola la Legalità. Guardate, il punto più sicuro di orientamento per un Magistrato – oggi come oggi – è la Costituzione della Repubblica Italiana. E’ vero che non è tutta ancora attuale, qualche suo principio comincia a essere un po’ antico, superato, però alcuni principi fondamentali sono rimasti immutati, come quello del rispetto dei diritti inviolabili della persona (articolo 2), o il principio di eguaglianza (articolo 3). Però, badate bene, qui devo aprire una piccola parentesi: l’architetto che ha arredato l’aula del Tribunale penale che presiedo, ha collocato in alto, sulla mia testa, la scritta: “La Legge è uguale per tutti”. Non è vero, questa è una grande stupidaggine.... 

Applausi da parte dei presenti in Sala. 

Un momento, chiariamo, perché forse avete frainteso le mie parole. Tenete un testo della Costituzione della Repubblica Italiana? Leggetela, leggete l’art. 3: “Tutti sono eguali davanti alla Legge”, che è una cosa completamente diversa. Secondo i Romani, i grandi principi del vivere civile erano tre: “Honeste vivere, alterum non ledere, suum unicuique tribuere”. “Vivere onestamente”, e questo è un principio morale di facile comprensione. “Non ledere gli altri” e vi ho detto di questa Libertà che non deve straripare fino a procurare danni agli altri. “Dare a ciascuno il suo” significa che bisogna dare a ciascuno quello che gli spetta, ad esempio in base alla quantità ed alla qualità del lavoro fatto, ma certamente non può significare “Dare a ciascuno l’Eguale”, come si potrebbe ritenere interpretando letteralmente e senza spirito critico la famosa espressione “La Legge è uguale per tutti”. Allo studente bravo va dato un riconoscimento in valutazione o in voti, non altrettanto a chi non si impegna nello studio. Questo ve lo dovete mettere in testa, per cui anche nella Scuola l’uguaglianza può essere concepita solo nel senso che ogni studente ha diritto ad essere valutato con equilibrio, con giustizia ed equità, senza le discriminazioni menzionate dall’art. 3 della Costituzione (sesso, razza, lingua, religione, opinioni  politiche, condizioni personali e sociali), ma se il suo rendimento nello studio è mediocre, il “Suo”, cioè quello che gli spetta può essere costituito anche da una bocciatura.  Torniamo ora alla domanda di Emanuela. Quando io Giudice mi trovo di fronte ad una legge che non mi sembra giusta, faccio un’analisi alla Legge, cui chiedo: “Sei conforme alla Costituzione o no?” Eppoi devo fare un’altra domanda alla Legge, perché sono un interprete e l’interpretazione è l’accostamento prudente alla norma. La leggo e mi chiedo: “Che vuole significare”? Mi rifaccio alla Costituzione, ma mi devo rifare anche alla Cultura, la Cultura storica, filosofica, letteraria. Devo “sentire” i tempi, l’epoca in cui è nata la legge e quella in cui devo applicarla. Ciò è tanto vero, cari ragazzi, che attraverso tante informazioni e trasmissioni anche televisive, prendete ad esempio “Porta a Porta”, voi l’avrete sentito che molte sentenze non soddisfano. Perché alcune decisioni non sono condivise? Si può sbagliare pure in questa non condivisione, ma si può sbagliare una volta, due volte, ma non è che ci si può sbagliare sempre. Qualche volta, voglio dire, il giudizio dello spettatore, del cosiddetto uomo della strada, ci azzecca pure, cioè qualche volta è pure avvenuto che un Giudice ha interpretato male la legge, perché non l’ha interpretata secondo i principi della Costituzione, quelli del Diritto Naturale, molti dei quali trasfusi nella Costituzione Repubblicana, ed ancora quelli risalenti ai Valori sentiti in una determinata società. Tra cui, torno a ribadire, anche i valori del Cristianesimo, anche se non integralmente recepiti. Quando il Giudice resta del convincimento che la legge che deve applicare contrasta con i principi di cui vi ho detto, allora ha un mezzo legale per non ingannare la propria coscienza: il ricorso alla Corte Costituzionale. Egli solleva questione di legittimità costituzionale, cioè chiede alla Corte Costituzionale di stabilire se quella norma che lui deve applicare sia o meno costituzionalmente legittima. La Corte Costituzionale è infatti la guardiana della Costituzione. In altri termini, essa raccomanda al Parlamento: “Stai attento, non emanare Leggi che confliggono con la Costituzione. È accaduto con il Lodo Maccanico, no? Non so adesso chi ha ragione o chi non ha ragione, ma il Lodo Maccanico aveva introdotto una sorta di immunità di alcune cariche dello Stato dalla legge penale.... dico meglio: Lodo Maccanico e poi Schifani, come mi state suggerendo. E’ stato riconosciuto dalla Corte Costituzionale che quella Legge che dava una certa immunità temporale dalla legge penale non era costituzionale, perché contrastava con l’art. 68 della Costituzione, secondo cui nessuno dei parlamentari e delle cariche dello Stato sono esenti dalla legge penale. Questo significa che la Corte Costituzionale è la guardiana della Costituzione. Devo anche dirvi, però, che è una guardiana politica, perché non tutta la Corte è composta di Giudici di carriera, ma anche di elementi politici scelti dal Parlamento e dal Presidente della Repubblica, quindi è un guardiano politico, che a volte emana delle sentenze che si attengono a  visioni ed interessi politici.

Siamo giunti alla fine. Sulla separazione delle carriere vi ho già detto che essa dovrebbe essere una conseguenza necessaria dopo la riforma dell’art. 111 della Costituzione. Circa lo sciopero dei Magistrati non lo condivido. Io non parteciperò allo sciopero. Nella Costituzione sta scritto: “I Giudici sono soggetti soltanto alla Legge”. Il Parlamento ha il suo primato, fa le Leggi. Da Giudice devo osservarle, applicarle, interpretarle, …torcerle come meglio posso, strizzarle come un panno bagnato, per intenderci, perché poi l’interpretazione è un’attività molto incisiva per piegare la norma alla soluzione giusta del caso concreto, almeno per un giudice dotato di idonei mezzi culturali. Ma non è detto che io debba fare lo sciopero perché il Parlamento sta legiferando, semmai, sull’Ordinamento Giudiziario, su come scorrerà la mia carriera, le mie promozioni. Se mi riduce lo stipendio, io posso fare anche sciopero. Come lo facevano gli operai,  gli operai delle miniere che stringevano la cinghia! Quello era uno sciopero rispettabile...!!  Applausi da parte dei presenti in Sala. Quello era uno sciopero etico, perché si trattava di non far soffrire lo stomaco. Ma se poi i magistrati scioperano perché l’Ordinamento Giudiziario deve essere regolato in un certo modo, perché in un modo o in un altro progredisca la mia carriera..., ma basta!! ma finiamola!! Ecco, si riconquisti un principio di Autorità. Ma esiste l’Autorità del Parlamento o no? Qui quello che si è perduto è l’Autorità del Parlamento, si è perduta pure quella perché il Governo attualmente è un po’ più potente del Parlamento. Come del resto avvenne in Roma. Come si giunse all’Impero? Il Senato fu svuotato di poteri, i senatusconsulta, che potrebbero essere assimilati alle attuali leggi emanate dal Parlamento, non valevano più niente. Avevano grande valore, invece, i decreti emanati dall’imperatore (cosiddetti rescripta principis), che il Senato pedissequamente approvava, svuotandosi così di potere. Questa è la Storia che si ripete, la vedete? Se non la vedete, pensate ai decreti legge del Governo sui quali viene posta la fiducia che il Parlamento senz’altro accorda ed allora la vedrete!  Questo è il pericolo che si può correre in questo momento. Allora ecco la necessità del recupero di un principio del primato della Politica, rappresentata dal Parlamento, dagli eletti dal popolo, che per l’art. 1 della Costitzione ha la sovranità. Quando dunque il Parlamento fa una Legge per i Magistrati, secondo me i Magistrati la devono accettare.  Guardate, i colleghi sono quasi unanimi nel partecipare allo sciopero, ma, per quanto vi ho detto, non è questione di cinghia, non è questione di miniere, non è questione di operai, è questione di carriera, è questione di Ordinamento Giudiziario. Molti sostengono che va bene così, e non vogliono che  cambi. 

A questo punto, ragazzi, vi voglio lasciare con un messaggio finale che ho lasciato in tutte le Scuole... Ho fatto una trentina di Convegni, non vi dovete impressionare e neppure il corpo docente deve turbarsi: ho sentito a volte il fruscio dei cattivi maestri, i cattivi maestri sono quelli che non vi invitano, non vi sollecitano a pensare con la vostra testa...ma con le loro idee politiche 

Applausi da parte dei presenti in Sala. 

Non per scegliere sempre la libertà, non per fare tutto quello che volete, ma per orientarvi liberamente con la razionalità. “Voi dovete essere illuministi”. Il grande filosofo Kant definisce Illuminista: “Colui che pensa con la propria testa”. Se su ogni problema, uno di noi dicesse: “Vediamo un po’ che pensa Berlusconi in materia”, oppure, “Condivido questa soluzione perché sono di Sinistra”, allora sarebbe finita la scuola e la stessa essenza della gioventù. Vi prego, amate la Cultura e non fatevi indottrinare!!  Avvaletevi dei vostri mezzi culturali e sappiate  ascoltare. Ecco, io me ne vado oggi arricchito dall’attenzione che mi avete prestato. Non è stata certo una illusione….ed anche dai vostri cenni ricevo la conferma che mi avete ascoltato.

Non posso che essere contento di questa mia giornata. Grazie…. 

Applausi da parte dei presenti in Sala.  

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