martedì 26 luglio 2016

“LE BOLLE DI SAPONE DELLA LEGALITÀ”


Testo integrale, sbobinato dalla registrazione, e poi riveduto e corretto della Conferenza tenuta da Gennaro Iannarone in Carife (Av) il 4 giugno 2012 presso l’Ist. Compr. (Preside Valentino Stanco)




Presidente Gennaro Iannarone  Buonasera a tutti. Vedo un elemento eterogeneo, i genitori, che mi creano qualche timore in più, soprattutto per la presenza delle “mamme”, più inclini a seguire il figlio scolaro ed a controllare qualsiasi docente. “Ragazzini seduti in fondo all’aula, lasciate quei posti strategici per poter chiacchierare meglio ed occupate le prime due file che sono libere……ecco, ci siamo capiti…va bene così”. Poiché non è facile dare una definizione della “Legalità”, tentiamo una via nuova e più concreta per farvela capire senza pretendere di definirla. Quando ad Avellino percorro in auto la traversa in cui abito, gli studenti che vanno a prendere il pullman a piazza Kennedy camminano quasi tutti a centro strada. Devo suonare più volte il clacson per giungere al parcheggio e qualche volta sono così duri di orecchi e soprattutto di testa che sono costretto ad aprire il finestrino ed a gridare loro…..”ma ragazzi, c’è il marciapiedi!”
Sorriso degli alunni in sottofondo
Allora, ragazzi, vi interessa più sentire questi episodi che accadono anche nella vostra vita, o sentir parlare di lotta alla camorra, di reati di violenza, di disoccupazione giovanile, e ascoltare le mie risposte su questi argomenti? Son sicuro che a voi, che siete poco più che bambini, questi problemi non interessano affatto. Comunque ditemi: qual è l’articolo della Costituzione della Repubblica Italiana che vi piace di più.
Risposta smozzicata degli alunni
Presidente  Rispondete, non abbiate soggezione, non faccio più il giudice, ma sono soltanto uno che racconta le storielle ai ragazzini per farli divertire…con la legalità. Le mie orecchie hanno colto un numero “3”. Tu in prima fila come ti chiami?
Alunna Filomena.
Presidente  Filomena, leggi questo articolo 3, l’hai pronunciato proprio tu. Su, forza! Filomena Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla Legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua e di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Presidente Va bene. Tu come ti chiami? Alunno Alessio
Presidente  Alessio, avvicinati e leggi l’articolo 34, dove parla della scuola e dei tuoi studi. Alessio I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”.
Presidente Fermati qui. Non vi sembra che ci sia una contraddizione tra i due articoli? Cioè, se tutti sono uguali davanti alla Legge, senza distinzioni, come mai quelli capaci e meritevoli hanno diritto di raggiungere i più alti gradi degli studi mentre gli altri rimangono in basso? Allora non vi sarebbe più uguaglianza fra tutti gli studenti! Che ne pensate? …….vi aiuto a darmi una risposta….badate che nell’art. 3 le parole “capaci e meritevoli “ non ci sono. Proviamo a leggerlo a rovescio: Tutti sono diseguali davanti alla Legge per capacità e merito, ma non per razza, sesso, lingua, religione, idee politiche, condizioni personali e sociali”. Cioè l’art. 3 non dice: “La Legge è uguale per tutti”, che è solo un’espressione altisonante, non è scritta in nessun codice. Non si possono fare discriminazioni per diversità di razza, di sesso, di condizioni personali e sociali ecc., ma per tante altre condizioni e qualità personali le differenze tra le persone ci sono, eccome ci sono! E devono valere! Guai se fossimo tutti uguali! La parola “merito” da qualche tempo la si sente un po’ più spesso, per radio, per televisione, sui giornali. Soprattutto ai genitori dico con tutta lealtà: “Se vogliamo una società migliore, nelle scuole bisogna porre l’accento sul merito, cioè valorizzare gli alunni più bravi, che vanno avanti, mentre i meno bravi restano purtroppo indietro”. E se ci si riesce, saranno migliori anche i professori e quindi sapranno ben distinguere gli allievi più bravi dai meno bravi. Mi scusino i docenti, ma dico questo perché spesso le famose “mamme” di alunni non capaci o non studiosi giustificano i loro figli dicendo che la colpa è dei professori. A parte il merito scolastico, vi è differenza tra un ragazzo più buono e uno meno buono, tra uno più osservante delle regole ed uno ribelle, tra un cittadino virtuoso, onesto, rispettoso degli altri e un altro che non lo è. Insomma questo articolo 3, che vi piace tanto, comincia a piacere di meno se lo si legge con attenzione. Questo è un piccolo incipit, che ho ritenuto utile per abituare i ragazzi a leggere attentamente una norma giuridica, non a recitarla come una preghiera, perché con una maggiore riflessione la norma può rivelare un contenuto di fondo diverso da come appare dalla pura espressione letterale. Abbandoniamo ora la strada dell’astratta legalità ed entriamo nel vostro mondo, cominciando con una domandina: c’è un momento in cui voi state completamente liberi, senza essere soggetti ad una norma o ad una regola? Intervento di Alessio Nel sonno.
Presidente   Va bene, posso accettare la risposta, ma quando vi svegliate la mattina la regola alla quale vi trovate sottoposti c’è o non c’è? Alunno Nelle vacanze non c’è.
Presidente  La tua spontaneità mi fa sorridere,  ho capito bene che la scuola rappresenta per te la regola non gradita. Non parliamo delle vacanze, ho chiesto: “quando vi svegliate la mattina?”. Preside, qui a che ora suona il campanello? Preside Alle otto e venti.
Presidente  Il che significa che per trovarvi puntuali a scuola vi dovete svegliare ed alzare dal letto a che ora? Alunni Alle sette e mezza. Presidente A casa vostra chi vi sveglia, papà o mamma? Alunni Mamma.
Presidente Ma chi è più autoritario quando vi sveglia? Alunni Mamma.
Presidente E nonostante i modi energici di mamma, voi non riuscite a svegliarvi completamente. Vero? Allora, secondo voi, il vostro dovere di alzarvi presto, di vestirvi, di fare colazione, e di andare puntualmente a scuola, è una regola o no? Alunni Sì.
Presidente Allora, appena aprite gli occhi e vi svegliate state già nella Legalità. State in uno dei tanti “Globi della Legalità” e perciò questo metodo per far capire la legalità io uso chiamarlo Il metodo dei Globi”. Ricordate le bolle di sapone che facevate da piccolini. Credo che le facciate ancora adesso? Vi piacciono? Alunni Sì.
Presidente  Ecco, dovete immaginare che i Globi della Legalità sono come delle bolle di sapone, quelle dai bei colori che svaniscono in un attimo. Sono tanto invisibili che, come le bolle di sapone, pur avvolgendo in se stesse ciascuno di voi, sono completamente trasparenti e consentono di guardare la realtà che vi circonda, ma a differenza delle bolle di sapone non si possono né bucare né rompere. Per quanti possiate fare, voi da quelle bolle non potrete mai uscire, ma tutt’al più passare da una bolla ad un’altra se sono intercomunicanti, rimanendo però sempre imprigionati in una bolla. Sono delle maglie che vi ingabbiano, ma se rispettate le regole che sono in esse contenute vivrete civilmente. Anche quando dormi, Alessio, tu ti trovi in una bolla di legalità, poiché – ad esempio – se dormi con tuo fratello in uno stesso letto, non è né giusto né legale che tu invada la parte di letto che spetta a lui occupare. Solo che nel sonno non sei stato consapevole della invasione di campo che hai compiuto con il tuo corpo, te ne sei accorto perché – facciamo il caso – tuo fratello ha protestato. Ma appena ti svegli tu ti accorgi, prima o poi, che sei avvolto da una legalità, cioè da una serie di piccoli doveri, perché in vista della scuola ti devi alzare, vestire, lavare, e fare colazione, per giunta con mamma che ti porta fretta: “Ohe!, scetate, che ‘a scola sona la campanella”..., sarà stato – immagino – il suo squillante saluto mattutino.
Sorriso degli alunni in sottofondo
Ed ora, per vedere se avete capito, voglio sapere: quando state in questa bolla all’interno della quale dovete prepararvi per andare a scuola, come vi viene di chiamarlo “sto pallone”, che, come vi ho spiegato, vi avvolge e vi obbliga ad osservare le regole ? Per non farvi spremere il cervello, vi dico subito: se lo chiamo il “Globo della Famiglia”, sbaglio? Alunni No.
Presidente  Questa situazione, cari ragazzi, è comune agli scolari di ogni parte d’Italia. Ma badate: anche la mia vita si svolge dentro i globi della legalità, cioè dei diritti e dei doveri. Infatti, in questo momento ho il dovere di farvi una lezione e sono quindi soggetto alla legalità della scuola, sono entrato nel “Globo della legalità” della scuola. Come mai? Il mio è un caso particolare perché sono stato incluso in un progetto scolastico ed ho sottoscritto un contratto da cui è nato il dovere di parlarvi di Legalità. Non posso andarmene e salutarvi con un “Ciao”.  Torniamo ora con la mente a casa vostra e poniamo il caso che la mamma dice a Filomena: “Oggi ti accompagno a scuola, così poi faccio anche delle compere”. Molti di voi sono ancora piccolini, come lo sono i miei nipoti, che mia figlia accompagna sempre a scuola. Dunque uscite di casa, vi chiudete la porta alle spalle, ed ecco che c’è una striscia pedonale da attraversare per arrivare alla scuola, va bene? ... Allora dovete attraversare sulle strisce pedonali, altrimenti un vigile può richiamarvi al rispetto di questa regola, a parte quelli con le magliette gialle, addetti a guidare l’attraversamento dei bambini verso la scuola. Filomena, ascolta, tu e mamma venite a trovarvi in un’altra bolla appena siete in istrada, in un altro globo che non è più quello della famiglia, che avete lasciato uscendo da casa, ma quello del Comune. Sono intercomunicanti fra loro, si passa necessariamente dall’uno all’altro, senza attraversare spazi privi di norme, perché la Legalità, non ve lo dimenticate mai, vi avvolge dappertutto ed in ogni momento. Mi seguite? Lei mi sta seguendo, vero? Mi pare che siete meravigliata…
Professoressa  Effettivamente, sono meravigliata….diventa poi complicato questo metodo?
Presidente No. Quando s’incontrano certe bolle non comunicanti tra loro, il metodo si fa più articolato, ma non sarà difficile farsi capire se si riesce ad….”inventare” con degli esempi la realtà concreta su cui incide la regola. Allora, la madre e la figlioletta giungono fino all’ingresso della scuola. E così, appena suona la campanella, la mamma si allontana per le spese e la piccola scolara entra. Ed entrando si ritrova in un’altra…”Bolla di sapone”, sto scherzando, naturalmente. E’ entrata, parlando più seriamente, nel “Globo di Legalità” della Scuola. Secondo voi, nella scuola chi comanda? Mamma? Alunno (ma con il coro di molti altri) Nooo!
Presidente Hai ragione. Ed ecco che per farti svegliare, vestire, fare colazione ha comandato mamma, quando poi avete attraversato la strada per arrivare qui a scuola siete stati nel globo di legalità del Comune e da bravi cittadini avete attraversato sulle strisce, osservato lo stop al semaforo, eccetera….facciamo il caso che in quel momento tieni della carta in mano, ne hai fatto un piccolo malloppo e dici: “Mamma lo butto”? Che fai, lo butti a terra, o cerchi il cestino? Alunni Il cestino.
Presidente E sto cestino di chi è? Alunni Del Comune.
Presidente Ed allora in quale bolla stai? Alunni Del Comune.
Presidente Lo vedete come è dimostrato che tu e mamma siete entrati insieme in un’altra bolla, che è quella della legalità del Comune, dove si osservano regole diverse da quelle dettate in famiglia? Questa è la Legalità della vostra vita di ogni giorno, che riuscite a comprendere bene, perché, ragazzì, non è ‘na cosa complicata. Arrivati a scuola, entrate in un altro “Globo di Legalità”. E’ importantissima nella vostra vita la “Bolla della Scuola”, dove il capo, il vertice, è il vostro Dirigente, il Preside, mentre i professori vi insegnano le varie materie, ma vi fanno anche capire i diritti e i doveri dei cittadini, e, soprattutto, quello che non dovete fare nel rispetto degli altri.  “La mattina chi ti sveglia, mamma o papà…..?” Basta questa sola frase tanto significativa, Preside, per farli entrare nel loro mondo “legale”. Le domande che avevano preparato per me sono soprattutto estranee alla loro vita. Torno a dire: il mondo della droga, della delinquenza, dei problemi sociali, economici, del lavoro e della disoccupazione giovanile non è ancora il loro, lasciamolo ai discorsi dei grandi….è bello ed istruttivo, invece, portare per mano i fanciulli nei loro “Regni”, entrare con loro, anzi rientrare con loro nel regno della famiglia e della scuola, esortandoli ad osservare le regole della realtà che li circonda ogni giorno. Ho prestato loro una lente visuale diversa, quella che deve “vedere“ attraverso gli……invisibili “Globi” che li avvolgono nei vari ambienti in cui comincia a svolgersi la loro personalità, pieni zeppi di regole civili ma anche di norme morali e persino di regole d’igiene. L’esperienza cominciata dieci anni fa nelle scuole mi ha insegnato che bisogna cercare le strade più semplici per parlare ai semplici, nel nostro caso a ragazzi delle classi elementari e medie. A Gesù, che parlava in parabole, gli apostoli un giorno chiesero il perché parlasse in tal modo, e lui rispose: “Parlo al popolo in parabole perché così loro mi ascoltano, poi a voi parlerò separatamente del Padre Nostro che è nei Cieli”, il Vangelo dice proprio così. Con gli Apostoli parlava il linguaggio teologico, che non sarebbe stato capito dalle moltitudini che lo circondavano. Se con l’avvocato Carmine Monaco           qui presente parlassi di questioni giuridiche nel linguaggio tecnico dei giuristi, i ragazzini non capirebbero quasi nulla. E così potrebbe avvenire se agli stessi ragazzini parlassi della Legalità in termini astratti, cioè di norme, di regole scritte, non “avvertite” come guida della loro vita durante tutto l’arco della giornata. E perciò, continuando con queste parabole dei globi di legalità, ditemi: “quando suona la campanella un’altra volta e uscite dalla scuola, dove verrete a trovarvi?”  Alunni Nella Bolla della casa.
Presidente No, del Comune... Alunni No, a casa...
Presidente Ma perché insistete? A casa vostra non siete ancora arrivati. Alla fine delle lezioni voi uscite in un ambiente che non è più quello della scuola ma non è ancora quello della famiglia. Trovate infatti, per esempio, le strisce pedonali, vedete un segnale stradale, un Vigile Urbano con il fischietto…. il fischietto dei vigili non c’è né a casa e né a scuola. Una volta entrati in casa, allora siete nel Globo della Famiglia. A voi che siete ragazzini di scuola media, a che ora vi fanno uscire la sera? A te che hai la maglietta verde mamma a che ora ti chiama e ti dice: “Uhé, sono le dieci, le undici, a che ora ti vuoi ritirare? Alunno Non mi chiama proprio.
Sorriso degli alunni in sottofondo
Presidente  Non ti chiama proprio!? Questo vuol dire o che tu sei “legale”, cioè puntuale nel ritirarti, o che mamma tua non fa osservare le regole all’interno della famiglia. Comunque a una certa ora i ragazzini della tua età si devono ritirare a casa. Domandate a mia moglie che, passata la mezzanotte, ogni quarto d’ora chiama i figli. Ha fatto sempre così, anche prima che io la conoscessi, quando per me era come se non fosse “nata”, oppure, per stare al mio metodo, viveva in un’altra “Bolla”...., quella della sua famiglia.
Sorriso di tutti i presenti in sottofondo
Presidente E un certo giorno ci siamo sposati ed abbiamo fuso le nostre Bolle e ne abbiamo formato una sola, quella della nostra nuova famiglia. Mi seguite? Spesso, in serata tardi, sento che chiama i figli col telefonino: “Uhé, quando ti ritiri”? E se un figlio le dice che sta già a casa, lei, per essere sicura, lo prega di chiamare col telefono fisso sul suo telefonino per vedere se sul display del suo cell compare il numero fisso di casa… qualcuno di voi ha già il telefonino. Alunni Sì, sì, sì...
Presidente Guarda, guarda!!....così piccoli e già col telefonino! Allora avete capito, spero, che quando una mamma vuole allineare bene i propri figli deve fare così, altrimenti la fanno scema, scusate l’espressione, voglio dire che eludono la “legalità” della famiglia. Ragazzi, sembra che stiamo scherzando, ma questa Legalità resta sempre una cosa seria, anche se vi sto facendo divertire mentre ve la spiego, perché è nel nostro e nel vostro mondo. Dovete restare ancora un poco nella bolla di legalità della scuola che vi fa soffrire, ma fra qualche giorno finisce. Siete contenti? Alunni Sì, sì.
Presidente  Per completare questo discorso, diciamo ancora che talvolta i due genitori non sono d’accordo sull’orario preciso del rientro “legale” dei loro figli a casa. Immaginiamo questo dialogo mattutino, voi fate anche animazione a scuola, no? Alunni Sì, sì.
Presidente Ad esempio, il papà dice: “Si deve svegliare!” e la mamma che solitamente è più dolce: “No, lascialo dormire un altro poco, ieri sera si è ritirato tardi”, ma il marito replica severamente: “Non si deve ritirare tardi! Quindi si sveglia lo stesso, alla stessa ora, perché alle otto e mezza suona il campanello della scuola!”. Quando frequentavo la scuola media, un giorno che arrivai tardi a scuola tentai di giustificarmi dicendo che mia madre mi aveva preparato tardi la colazione, ma il professore di lettere mi rispose seccamente: “Non mi interessa”, e mi mise con le ginocchia sui ceci. Io ero piccolino, dodici anni, perciò papà andò il giorno dopo a scuola a protestare. Mezzora con le ginocchia sui ceci, guardate che è… ‘na cosa assai piacevole...
Sorriso degli alunni in sottofondo
Presidente “Il senso della pena”, l’avete scritto nell’elenco delle domande che mi volevate porre. Vi basti sapere che neppure i giudici di carriera capiscono questo concetto, e lo volete sapere voi? La punizione è per chi fa il delinquente, non per gli scolari che arrivano tardi a scuola. C’è una bella differenza, ma si può fare confusione. Perciò vi ho raccontato di una “punizione a scuola” di tempi molto lontani, quando i professori non avevano ancora compreso che anche un bambino va rispettato, perché ha una personalità e una dignità che non può essere mortificata con i ceci sotto le ginocchia….o con altre punizioni corporali. Mo’ torniamo a noi: può accadere che, ritornato dalla scuola a casa, mamma ti dica: “Scusami, Alessio, mi so’ scordata di buttare ‘sto sacchettino d’immondizia, pe’ piacere scendi no momento, ‘o primo cassonetto che trovi...”. Ma se vuoi rispettare le regole, cosa devi fare? Qui si fa la raccolta differenziata dell’immondizia? Alunni Sì.
Presidente Allora devi chiedere: “mamma, che sta nel sacchettino?” e se lei ti risponde: “Guarda che è roba di mangià, umido”, allora devi scendere un’altra volta nel Globo del Comune, che hai attraversato venendo dalla scuola a casa – vi sono chiari adesso i “globi”? – individuare il cassonetto dove sta scritto Umido e buttare là dentro il sacchettino, non nel primo cassonetto che trovi…..come dal suggerimento poco “legale” di mamma. Eh, professoressa, noto che sorride….capita, non facciamoci maestri, …scagli la prima pietra chi è senza peccato. Vedo un cassonetto più vicino e pufft dentro. Confesso che è capitato qualche volta pure a me. Trovandomi in macchina ed avendo fretta, ho accostato la macchina al cassonetto della plastica, e, abbassato il finestrino, ….pufft, ho vottato dentro l’umido. E’ stata Legalità? No! Perché poi la plastica puzza e non si può più riciclare...
Sorriso degli alunni in sottofondo
Presidente I vostri “Globi” sono questi, cari ragazzi, ed ora diciamo qualcosa di più generale, anche un po’ più difficile di quello che abbiamo detto finora. Passiamo cioè, brevemente, nel mondo dei grandi, cioè di quelli che ci governano, ed entriamo nei loro “globi”, dai  più piccoli a quelli più ampi. Più grande del Comune c’è la Provincia perché più Comuni fanno una provincia, più province confinanti compongono una Regione, più regioni formano lo Stato Italiano. Ogni globo, grande o piccolo che sia, detta le sue regole, le quali valgono per il globo che le fa ma anche per quelli più piccoli che esso ricomprende. Così la Regione Campania fa delle leggi che devono essere rispettate dalle province e dai comuni della Campania. Per farvi capire con esempi semplici, alcune pratiche, come la licenza ad aprire un negozio, le sbriga il Comune, la Provincia amministra molte istituzioni culturali, come il Museo Irpino e la Biblioteca provinciale, la Regione si occupa delle pratiche più importanti dell’intero suo territorio. E’ importante saperli distinguere, perché bisogna presentare una pratica nel globo giusto, altrimenti non va avanti o te la bocciano. Il Globo di Legalità più importante è lo Stato italiano, che ora è quasi “confederato”, diciamo così, con altri Stati in una sfera di maggiore ampiezza, che è l’Europa, nella quale sembra, specialmente a noi del Sud, di sentirci sperduti. E più si amplia la Palla e più ti senti sperduto, come nell’Universo, o no? L’Universo è infinito, ha affermato Albert Einstein, e nell’infinito ci si sente sperduti. Il Mondo, a questo punto parlo del nostro pianeta Terra, non dell’Universo, è un grande Globo di Legalità, dove ci sono le regole che si chiamano Diritto Internazionale. Voglio sapere da voi qual è l’Organo, cioè l’Autorità che comanda al di sopra di tutti in questo grande Globo che è il Mondo. Attenzione: non sono gli Stati Uniti, non è la Russia, non sono né la Cina, né la Germania, né la Francia, non è l’Europa. E’ un Organo costituito da tante persone riunite intorno ad un tavolo che decidono le sorti del Mondo. Si chiama…. Alunni L’ONU.
Presidente  Bravi, l’Organizzazione delle Nazioni Unite. Adesso torniamo indietro, ragazzì, o vi ho stancato? Se siete stanchi, vi faccio cantare le canzoncine. Alunni Sì, sì.
Presidente  Lo so che avete preparato le filastrocche. Appena ripercorriamo a ritroso questi stessi globi per completare la lezione, ve le faccio recitare. Allora, dall’intero Mondo, dove comanda l’O.N.U., ci restringiamo all’Europa. Qual è l’Organo Centrale che rappresenta la massima Autorità del nostro Continente? Avete mai sentito parlare del Consiglio d’Europa che ha la sua sede a Bruxelles in Belgio? Alunni Nooo!
Presidente Va bene, lo avete appreso adesso. Ridiscendendo ancora, ci ritroviamo nel Globo Italia. Chi comanda in esso? Non parliamo di politica, ma di Istituzione, come organo dello Stato, qual è il più importante? Pensate all’art. 1 della Costituzione: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro…aho! Svegli! Allora, se è democratica, chi comanda è il Popolo sovrano, che ogni cinque anni va a votare per eleggere i propri rappresentanti da mandare a Roma. Quando a Roma si riuniscono tutti insieme per fare le leggi, come si chiama quell’Organo superiore? Alunni Il Parlamento.
Presidente Bravissimi…..il Parlamento! Esso ha la funzione di governare tutta l’Italia. Mo’ riduciamo il campo un altro poco. Dallo Stato scendiamo nelle Regioni, dove comandano i Consigli Regionali, uno per regione, che il popolo sceglie con le elezioni. Il Consiglio Provinciale è l’organo centrale della Provincia. E il Comune chi lo comanda? Alunni Il Sindaco.
Presidente  In verità il Sindaco oggi ha più potere, ma del suo operato deve sempre rendere conto al Consiglio Comunale, che è l’organo principale del Comune, come se fosse il suo piccolo Parlamento. Nella “Bolla scolastica”, ancora più piccola, il capo è il vostro Dirigente. E’ lui che deve organizzare le attività didattiche e risolvere ogni problema, avvalendosi anche del Collegio dei Docenti. Ed in famiglia? Questa è la battuta che vi ho lasciato per ultima, che scherzando, invece di chiamarla la Bolla finale”, la chiamerei la “botta finale” perché finora in ogni Globo, grande o piccolo, avete sempre trovato uno che ne è il Capo, mentre nella famiglia…...Alunno La mamma.
Presidente  No! Così rispondono solitamente tutti i ragazzi, ma le Autorità della famiglia sono due: Mamma e Papà! Sorriso degli alunni in sottofondo
So’ due, la famiglia è l’unico Globo “bipolare”, dove comandano due persone, i genitori, che dovrebbero andare sempre d’accordo nello stabilire le cose della famiglia. Purtroppo qualche volta litigano, ma nessuno ha il diritto di comandare sull’altro. Comunque, vedere papà e mamma che litigano fa soffrire i figli ed è per loro molto diseducativo. Litigano per che cosa? Per il potere, perché il potere è stato diviso in testa a tutti e due. Cari ragazzi, prima dove stavate seduti? Alunni Qui sotto, appoggiati alla cattedra?
Presidente Chi vi ha fatto spostare? Alunni Voi.
Presidente E con quale potere?
Sorriso dei presenti in sottofondo
Presidente Potevate pure dirmi: “Perché quando siete venuto voi, Giudice, ci avete fatto girà?”. E’ vero, dottoressa, ma non potevano stare seduti per terra di spalle a me. Volevo guardarli in viso mentre facevo la relazione. La Legalità vuole non solo che il dialogo cada su argomenti di comune interesse, ma anche che tra chi parla e chi ascolta ci si guardi in faccia. Non esiste un vero dialogo, come quello con cui abbiamo interagito, se io ti parlo alle spalle e tu chiacchieri davanti e nun saccio manco chi è che chiacchiera... per esempio non ti pozzo pizzicà mentre chiacchieri e ti distrai....per ristabilire, ecco un altro esempio pratico, la “legalità” della lezione, come fate voi professori quando, anche a voce alta, dite: “Ragazzi, zitti!”.
Sorriso degli alunni in sottofondo  Quando ho detto “giratevi tutti verso di me”, è stato un comando da me dato nel Globo della scuola, nel quale soltanto oggi pomeriggio sono stato l’Autorità più importante, ma solo per farvi capire il rispetto delle regole. Una mezzora fa ho accennato alla separatezza di alcuni Globi, ad esempio scuola e famiglia. Non posso lasciare il discorso a metà e spero che le mamme non se la prendano. Alunni Nooo!
Presidente  Senti, Luca, facciamo il caso che mentre vi sto spiegando la Legalità compare mamma tua e comincia a dire: “Io sono la mamma di Luca, che state facendo?”. “Stiamo parlando di legalità, Signora, in base al progetto scolastico”, rispondo io. E mamma tua: “Ma che legalità e legalità? Io aspetto mio figlio che si deve ritirare, gli fate fare prima la mattina poi il pomeriggio, insomma...quello poi si stanca…”. Raccontiamo una situazione inversa? Mentre tu, Luca, stai mangiando a casa tua, seduto a tavola insieme a mamma, arriva uno dei professori, uno di questi che stanno qui ad ascoltare, e dice: “Buongiorno, Signora, vedo che state pranzando, buon appetito…, ma, scusi, è così che mangia il ragazzino? Guardate come si è sbrodolato tutto il mento di sugo, vostro figlio è uno sporcaccione; eppoi, come taglia la carne della bistecca? La forchetta va tenuta con la sinistra e il coltello con la mano destra, non come fa lui, che tiene pure i gomiti sul tavolo. Non ha proprio il bon ton!”. Esistono per davvero scuole dove si va ad imparare come si sta composti a tavola ed in altre situazioni, pare che sia ritornato di moda Monsignor Della Casa, che scrisse il Galateo, che è pure una regola ma solo di società, del comportamento esteriore. Allora, la mamma squadra bene l’inatteso ed importuno ospite, riconosce che è uno dei professori del figlio, alla fine non ne può più e sbotta: “Guardate, professò, ‘o figlio mio è mancino e perciò forchetta e cortiello le ttene accossì. Professò, pe’ piacere, vui comandate ‘a scola, no a casa mia..!.”
Sorriso degli alunni in sottofondo
Quindi, Luca, se arriva mamma tua qua, tutti noi le possiamo dire: “Signò, voi state fuori del vostro campo. Voi comandate a casa vostra e là dovete educare Luca al rispetto dei valori familiari, ma quando vedete me che sto educando vostro figlio alla legalità, cioè ad essere un bravo cittadino allorché lascerà la famiglia, vi dovete sedere ed ascoltare, oppure accomodarvi fuori. Perché possiamo parlare così? Perché stiamo in un Globo che non è intercomunicante con quello della famiglia, anche se Scuola e Famiglia devono collaborare nell’educazione. Le interferenze a volte avvengono, in verità più da parte delle famiglie. Nel salutarvi, vi raccomando: pensatemi un po’ quando mamma e papà vi svegliano domattina, appena è avvenuto il vostro pieno risveglio….ho scritto un libro dal titolo: “Verità al risveglio”.
Professoressa  Verità?
Presidente  Sì, Verità al risveglio. Professoressa, la verità è nel primo flash che ci colpisce al risveglio, tutto il resto viene coperto dalle bugie del giorno. Uno studente di liceo, potrà dire, parlando con i compagni o con i genitori: Io il latino lo conosco bene, sono bravo, è la mia professoressa che non capisce niente…di latino”. Un Giudice potrebbe dire con i suoi colleghi: “La mia sentenza era scritta benissimo, ha sbagliato la Cassazione ad annullarmela”, ma quando al ragazzo del liceo o al giudice torneranno in mente nel dormiveglia mattutino il latino o la sentenza, il primo riconoscerà, sia pure per un attimo, che in latino non è bravo, ed il secondo che la sua sentenza era in verità errata. Voglio dire che da quando subentra il controllo dello stato di coscienza si comincia a mistificare la verità. Il giorno è fatto per guardare e parlare della realtà in modo diverso ai conoscenti, agli amici, ai parenti. Nessuno di voi si è accorto di ciò, no? I ragazzini, appena si svegliano la mattina, una volta che sentono la mamma che li scuote, a che pensano? Che vi viene in mente quando mamma dice: “Scetete!” senza aggiungere altro. Alunni Che ci dobbiamo svegliare.
Presidente  E perché vi dovete svegliare? Alunni  Per andare a Scuola.
Presidente E provate una sensazione di contentezza, di allegria nel pensare che vi dovete svegliare per andare a scuola? Alunni  Nooo…
Presidente Allora vuol dire che in quel momento “la Verità“ è come vedete il vostro rapporto con la scuola, è l’impatto con i doveri e perciò non vi sentite allegri, anche se poi durante il giorno, se qualcuno vi domanda, rispondete che vi piace andare a scuola.
La nostra lunga passeggiata finisce qui, ragazzi. Sono contento che il “Metodo delle Bolle” ha funzionato, ma meritate anche voi un bel complimento per come avete collaborato, contribuendo a rendere questo incontro proficuo e divertente….anche per me.
Son sicuro che non vi dimenticherò…..e adesso spazio alle filastrocche….!!

GENNARO IANNARONE



mercoledì 13 luglio 2016

Alle radici della Civiltà


Dal dì che nozze tribunali ed are…
(Liceo classico Pietro Colletta di Avellino – 12 dicembre 2009
Preside Prof. Antonio  Moccia)




Presidente Gennaro Iannarone
Agli studenti non bisogna parlare di Legalità con riferimento ai tempi attuali, perché l’uomo contemporaneo, tanto più se ancor giovane, non riesce a giudicare bene e talvolta neppure a vedere quali siano i valori, i disvalori, i problemi della realtà che lo circonda. Soltanto “storicizzando” la Legalità, cioè facendo tornare i ragazzi con la mente al passato, ad esempio al Cristianesimo, alle invasioni barbariche, alle Crociate, alla Rivoluzione Francese, ed a tanti altri eventi importanti si possono spiegare bene gli effetti che la Legalità delle relative epoche ha avuto sulle condizioni di vita individuale e sociale.
Partiamo dalla Preistoria. Sforzatevi, ad esempio, di immaginare due trogloditi che vivono in una caverna con le loro donne e i loro figli. Per procurarsi cibo affilano insieme le armi, escono per la caccia e, con eguale abilità, ammazzano un cervo. Lo scuoiano e lo mettono al fuoco ad arrostire. Una volta che l’animale è cotto, uno dei due ne vuole mangiare una parte maggiore, mentre l’altro non è d’accordo poiché ha contribuito in egual misura alla cattura di quell’animale e ritiene giusto mangiarne la metà, per sé e anche per la sua famiglia. Insomma, anche nell’animo di quei primitivi il sentimento di giustizia c’era già, sia pure a livello degli istinti, questo bisogna capire, ma non c’era ancora una Legalità, ossia un potere esterno e superiore capace di imporre ai due una spartizione equa della preda. Il conflitto si risolveva allora soltanto con una contesa violenta. Si potrebbe dire che “La legge del più forte” era la sola “Legalità” che regolava i contrasti tra quegli uomini. Purtroppo questa Legge non è affatto scomparsa dal mondo. Mi seguite? Non è che voglio fare politica, ma gli Stati Uniti hanno scatenato la guerra contro l’Iraq prima di una Risoluzione dell’Onu perché si sono sentiti più forti. Sostituite al “cervo arrostito” il “petrolio” e ci ritroviamo nella caverna. In verità nei rapporti internazionali non esiste un Diritto in senso proprio, come capiranno quelli di voi che studieranno giurisprudenza. Non è stata istituita, cioè, un’Autorità superiore che garantisca l’uguaglianza tra gli Stati, ma lo Stato che in un certo momento è militarmente più forte detterà legge agli altri e nessuno gli potrà fermare… le “mani” e i “bombardieri”.
Ritorniamo ora nella caverna, nel momento in cui i due stanno litigando. E’ evidente che il conflitto permarrà fino a quando non sia introdotta una regola sulla spartizione dell’ “animale”. Ed accade appunto che un giorno entra colà un terzo uomo, più forte dei due litiganti, capace di ridurre all’impotenza l’uno e l’altro. Questo terzo uomo che entra nella caverna ha in mano una bilancia e perentoriamente dice ai due: “Smettetela di litigare, adesso pesiamo il cervo, lo dividiamo a metà e lo mangerete metà ciascuno”. Voi sapete bene che il simbolo della Giustizia è la bilancia o no? Se mi domandate dunque chi è questo “Terzo uomo”, vi rispondo semplicemente che esso è il simbolo della giusta Legalità, il cui arrivo nella società primitiva segna l’inizio della civiltà. Lo si rinviene in due versi belli e profondi de “I Sepolcri” di Ugo Foscolo, su cui intendo fondare buona parte del mio discorso.
Dal  dì che nozze e tribunali ed are
dier alle umane belve esser pietose
di sé stesse e d’altrui
Le belve sono i due trogloditi, pronti ad uccidersi l’un l’altro pur di mangiarsi l’intero animale. Però queste belve verranno ammansite dai principi della Civiltà, che arriva appunto con la Legalità. 
Sono Legalità le “Nozze”, perché regolano secondo principi di ordine e di moralità il rapporto di coppia, mentre in precedenza nelle caverne vigevano presumibilmente la poligamia e la poliandria e forse mancava anche il senso della famiglia, sia pure di una famiglia “allargata”. Con i “Tribunali” si dette inizio all’Amministrazione di una “Giustizia”, verosimilmente nel solo campo penale per sostituirla alla vendetta privata, ch’era l’unica forma arcaica – oggi naturalmente inaccettabile – di appianare i torti subiti. Dalle “Are”, cioè dagli Altari, provenne la celebrazione di riti religiosi, nacque la Fede in qualcosa di superiore alla natura umana, idonea ad esserle di guida nella ricerca del bene e del giusto. 
Una delle prime rudimentali religioni fu l’ “Animismo”, cioè il credere nell’esistenza di un’anima in tutti gli oggetti della natura, in un albero, in una pietra, cui talvolta si attribuivano poteri straordinari, come alla pietra “filosofale” o a quella che rendeva invisibili (di cui scherzosamente narra Boccaccio in “Calandrino e l’Elitropia”). Dalle credenze preistoriche si passò a quelle, di epoca storica, degli Egizi, i quali, giungendo ad una concezione molto più raffinata dell’“Animismo”, deificarono il Sole (Osiride), la Luna (Iside) ed anche il fiume Nilo, a cui dovevano il proprio benessere. La più importante di tutte le religioni politeiste dell’antichità è senza dubbio quella dei Greci, nata dalla loro straordinaria fantasia. In principio furono deificati il Cielo (Urano) e la Terra (Gea), ch’erano all’inizio abbracciati l’uno sull’altra, fino a quando il figlio Crono non ne provocò il distacco, evirando il padre Urano, che da allora mantenne i suoi rapporti con Gea con la pioggia, quasi a simboleggiare le lacrime di sofferenza per quell’allontanamento. Ma Crono fu poi soppiantato da Zeus, che assunse il dominio su tutti gli altri Dei e si insediò sul monte Olimpo. Una delle prime mogli di Zeus era stata Temi, figlia di Gea e di Urano, la quale, prima di assurgere al rango di Dea della Giustizia, significò una forza superiore che regolava l’avvicendarsi delle stagioni, che si risolveva, in sostanza, in un globale “giusto equilibrio” delle condizioni atmosferiche, perché dopo il freddo e la tristezza della stagione invernale c’era l’arrivo della Primavera, la più bella delle stagioni, che apportava tepore e gioia di vivere, quindi un evento “giusto” per l’essere umano. Preannunciava l’estate, che è il tempo in cui è giusto sospendere un po’ il lavoro, come anche gli studi, pensare alle vacanze e, perché no, anche a divertirsi. Ma il caldo estivo finisce per stancare, ed allora si desiderano i primi freschi dell’autunno e poi le più serene gioie, tutte intime, della stagione invernale, ricca di feste tradizionali. E così, osservando questo ciclo che ricomincia, è facile che il pensiero passi dalle stagioni meteorologiche alle stagioni della nostra vita. Per noi si avvicendano le stagioni dell’esistenza, dall’infanzia alla giovinezza, dalla maturità alla vecchiaia, e siamo contenti di ognuno dei passaggi, tranne, forse, dell’ultimo perché ci rattrista il pensiero che il ciclo delle nostre stagioni si chiuderà senza ricominciare come quello meteorologico di Temi, quasi come se l’esaurirsi della nostra vita terrena fosse un’ingiustizia.
Dal dì che nozze, tribunali ed are…..”. Il primo passaggio verso la civiltà è stato molto probabilmente quello verso la credenza in qualcosa di sovrannaturale, perché l’uomo, assistendo impotente alla caduta dei fulmini, ai diluvi, ai disastri e alle altre calamità, li attribuì alla potenza di esseri superiori. E nacque così la Fede, che in un primo momento e per migliaia di anni fu politeista, solo successivamente monoteista, come per gli ebrei, i cristiani e gli islamici. Oltre a collocare gli Dei sull’Olimpo, e su altri monti, come l’Elicona, le Muse, ispiratrici di tutte le arti, con la creatività della loro fantasia i Greci stabilirono anche una gerarchia fra gli Dei più importanti. Essi dominavano l’Olimpo e governavano le vicende umane, come potrebbe fare un Governo statale. Se volessimo attualizzare le loro figure con un pizzico di umorismo, potremo dire che Zeus era il Presidente del Consiglio dei Ministri, Athena Ministro degli Interni o dell’Istruzione, Ares Ministro della Difesa, Artemide Ministro dell’Ambiente, ed ora vi accontento, ragazzi, vi ho capito....
(Si sentono sorridere i presenti in Sala).
Afrodite Ministro delle Pari Opportunità, Ermes Ministro Delle Poste e Telecomunicazioni, oppure, Ministro del Commercio, del Business. Il mondo moderno è dominato dallo spirito di Ermes, un Dio oggi molto venerato... Non dimentichiamo Bacco, che a me piace chiamare Dioniso. Il culto di Dioniso, che è al centro del famoso libro “L’origine della tragedia” di Nietzsche, fu importato dall’Oriente circa 600 anni prima di Cristo. Per Dioniso andrebbe bene il Dicastero del Turismo e dello Spettacolo. 
 Non essendomi allontanato dal tema della Legalità, come potrebbe sembrare, diciamo che i Greci hanno creato anche sull’Olimpo una Legalità, con un Zeus che comandava su tutti, e con gli altri Dei che fungevano da suoi ministri. A questo punto potreste chiedermi: “Ed Hera, la moglie di Zeus, che faceva”? Intanto, per scherzare un po’, era rappresentativa di un tipo di donna (“giunonica”, come la ribattezzarono i Romani) che starebbe per tornare di moda, anche se Zeus spesso e volentieri la tradiva. Hera dava comunque dei consigli al marito, che però preferiva attingerli più spesso da Athena, dea della ragione e della saggezza, per giunta nata dal suo cervello. Come gli altri Dei dell’Olimpo, Hera interveniva nelle vicende degli umani, come quando scatenò la furia Aletto contro l’esercito di Enea per impedirgli di essere l’antenato dei fondatori di Roma, sempre per la gelosia risalente alla scelta di Paride, troiano come Enea, di non consegnare a lei ma ad Afrodite il famoso “Pomo della discordia”, recante sulla buccia le parole “Alla più bella” e poggiato sulla mensa degli Dei in occasione delle nozze di Cadmo ed Armonia. Se è vero che tutti gli Dei dell’Olimpo dovevano obbedire a Zeus, ognuno di loro aveva però le sue simpatie ed antipatie, e parteggiava per qualche mortale o per qualche città. Afrodite, grata per quanto ho detto a Paride, parteggiava per i Troiani, Athena naturalmente per la sua città e quindi per i Greci. Insomma, gli Dei, un po’ impiccioni, talvolta vendicativi, interferivano spesso nelle vicende degli umani. Vi ricordate del duello tra Achille e Ettore? A fianco al guerriero greco, quando nello scagliare il primo colpo lo sbaglia e la lancia va a cadere lontana, alle spalle di Ettore, c’è Athena, che s’intromette nel duello e riporta la lancia nelle mani di Achille. Afrodite, che invece parteggia per Ettore, viene ferita al mignolo da Achille. Senza protezione divina rimane Aiace Telamonio, esaltato proprio per questa sua indifesa solitudine in una bella poesia di Vincenzo Cardarelli (“E a te non fu dato atterrar Marte o Ettore, o d’Afrodite il mignolo ferire, bensì il combattimento orrido, immane, fra soverchianti avversari, in giorni che non s’ama ricordare”). Il più valoroso dei guerrieri greci dopo Achille, Aiace è un combattente forte, massiccio, che trattenne l’impeto dei troiani in un momento difficilissimo, in cui stavano per rompere l’assedio e bruciare le navi greche. Ma quando muore Achille egli subisce un’ingiustizia, poiché le armi di Achille furono assegnate all’astuto Ulisse, che poi però le perderà in mare durante una burrasca. Il mugghiare della marea le riporterà sulla tomba di Aiace, come narra poeticamente, ancora una volta, il Foscolo dei Sepolcri, per rappresentare una “giustizia” attuata dalle forze della natura, o, se si vuole, dal Fato, o anche dalla dea Temi. Nelle religioni monoteiste Dio è invece astratto, è puro Spirito, che non si vede e non si riconosce neppure in qualche forma, in quanto non assume forme umane, né interviene palesemente nelle vicende umane, alle quali invece, tranne che in episodi biblici, appare estraneo…
Le Nozze sono il momento in cui l’unione di fatto dell’uomo della caverna con la sua donna viene legalizzata, con i diritti e i doveri del matrimonio e, salvo alcuni casi, con la indissolubilità di quel vincolo. La cerimonia nuziale dei Romani, denominata “sponsio”, cioè “promessa”, si svolgeva mediante la pronuncia di una formula solenne. Anche in tempi moderni il matrimonio si è celebrato mediante la pronuncia di un semplice “” e più di recente con espressioni prestabilite, come “Io prendo te come legittima sposa ecc.” Nozze come monogamiche. C’è pure la poligamia, no? Però quello che è importante, ragazzi, è che le nozze, come le ha intese Foscolo e come le intendevano anche i Greci e i Romani, erano concepibili solo tra maschio e femmina, perché la norma che seguì dopo millenni alla vita promiscua dei cavernicoli costituiva una legalità naturale, che si adeguava, cioè, alla natura. Possiamo esser certi che al poeta non è passato per la mente il matrimonio fra gay, e neppure ha pensato ai gay dell’antichità classica, che pure non mancavano in quella società, ma all’unione tra uomo e donna.
Are, Nozze…passiamo ora ai Tribunali, portandoci ancora una volta indietro con la mente. Pensiamo ad un famoso tribunale dell’antichità: l’Areopàgo, che sorse sull’Acropoli, a fianco al Partenone, vicino alla Caverna delle Eumenidi, che erano delle semidee che riportavano la calma nell’animo umano. Questo Tribunale compare nell’Orestea di Eschilo. E’ una Dea, Athena, che lo istituisce e lo presiede. Prendendo in considerazione la drammatica situazione di Oreste, che, dopo aver ucciso la madre Clitennestra e il suo amante Egisto, diviene preda delle Erinni, le furie che non gli danno pace, la Dea così stabilisce, come nella tragedia di Eschilo: “Ormai la situazione è giunta a un punto di insopportabilità, è necessario creare un Tribunale; io stessa sceglierò i giudici tra i migliori ateniesi, giudici immacolati, i quali presteranno un grande giuramento, senza venir mai meno ai loro doveri”…..
……..Chi di voi vuol fare il Giudice?
Intervento di una studentessa 
Io. 
Presidente
            Come ti chiami?
Studentessa
Patrizia
Presidente
Senti, Patrizia, io ti faccio i migliori auguri di diventare Giudice, ma consentimi una semplice domanda: “se vincerai il concorso in Magistratura e avrai la libertà di scelta tra le varie funzioni, quali sceglierai?” 
Intervento della studentessa 
Non saprei….il Penale. 
Presidente
Sembri una ragazza sicura di sé, ma ti prego di rispondere ad un’altra domanda: “E nel Penale ti piacerebbe di più fare il Giudice o fare il Pubblico Ministero? 
Intervento  della studentessa 
Forse più il Pubblico Ministero. 
Presidente
Avevo previsto che la tua risposta sarebbe stata questa. E’ una domanda che faccio spesso agli studenti e le risposte sono quasi sempre come la tua.
Preside  Antonio  Moccia 
Quando arriverà lei a fare il magistrato, la distinzione delle carriere sarà abolita e le due carriere di giudice e di pubblico ministero saranno equiparate. 
Presidente 
Ragazzi, innanzitutto questo fa onore alla vostra compagna, perché scegliere di voler fare il Pubblico Ministero, significa avere ansia di giustizia, significa partire dalla costatazione che questa società non va bene come sta ed allora si vuol diventare pubblici ministeri per processare chi commette reati, sia chi sta in alto ed abusa del suo potere, sia chi sta in basso e commette rapine ed altri atti di aggressione che mettono in pericolo la sicurezza dei cittadini. E’ raro, però, trovare un giovane che alla mia domanda risponda: “Io vorrei fare il Giudice, cioè giudicare gli imputati, condannare chi è colpevole ed assolvere chi è innocente”. In verità la funzione del Giudice è meno appariscente, ma è più difficile. Il Giudice è come colui che è entrato nella caverna con la bilancia in mano e non deve sbagliare nel dividere perfettamente l’animale catturato, altrimenti scatena ancor di più una lite tra i trogloditi. È chiaro questo discorso? Perché in quella bilancia della caverna l’ago deve stare non come quando la mamma va dal salumiere o dal macellaio, e quell’ago non è mai preciso sullo zero, ed il prezzo si fa, come si usa dire, “a buon peso”. Come il terzo uomo, che entra nella caverna per risolvere in modo non violento il conflitto tra i due, il Giudice bravo, preparato ed onesto, quell’ago lo deve far fermare sempre sullo zero. Non è un’operazione facile, credetemi. E’ più facile fare il Pubblico Ministero, anche perché questo importante organo di giustizia penale fa prevalentemente indagini di fatto e un minor numero di volte affronta e risolve questioni giuridiche, cioè si dedica allo studio del diritto, il compito più difficile affidato al Giudice per risolvere un caso giudiziario. 
Come dicevo, la dea Athena parla di Giudici Immacolati, come testualmente da Eschilo: “Non importa, eleggerò per la città Giudici Immacolati, rispettosi delle cose giurate, a sentenziare sui delitti di sangue fondamento di giustizia teso all’eterno, che io sto per fondare”. 
Un Tribunale giudicante è dunque fondato dalla Dea della ragione. Scommetto che, se avessi avuto la possibilità di rivolgere alla Dea la stessa domanda che ho fatto a te, Patrizia, mi avrebbe risposto: “Voglio fare il Giudice”, dato che i testi classici ci rivelano che Athena era innamorata della sua razionalità, dote sommamente richiesta nella funzione del giudicare. Questa Dea assunse quindi la presidenza dell’Areopago e quando si passò a decidere se assolvere o condannare Oreste per i delitti commessi, i voti erano pari-pari, prima che la Dea, con il suo voto, emettesse un verdetto favorevole all’imputato. Oreste aveva ucciso la propria madre ma c’era da considerare che Clitemnestra aveva ucciso il proprio padre, Agamennone.
Voi conoscete la Trilogia di Eschilo: Agamennone, Le Coefore, le Eumenidi. Agamennone era l’uomo preso dalla sete di potere, che aveva sacrificato la figlia Ifigenia per ottenere dagli Dei il favore dei venti per partire con le navi alla volta di Troia. Tornato in patria dopo la conquista di Troia, pensa che gli debbano essere tributati gli onori del trionfatore, ed invece anche lui ha la sua colpa, soprattutto perché pretende, dopo dieci anni, di ritrovare tutto come prima, ed in più porta con sé Cassandra, una delle figlie di Priamo, sorella di Ettore, che era una donna molto bella, a dispetto di chi, da studente, l’ha immaginata brutta come un uccello del malaugurio, giacché prediceva sempre la caduta di Troia ed altre cose terribili. Agamennone si porta dunque a casa pure l’amante! Davanti a Clitemnestra! Clitemnestra aveva intanto come amante Egisto.
Che cosa si aspettava Agamennone? Certamente non l’epilogo tragico della sua vita. Questo accade, ragazzi, quando il potere dà alla testa, quello è un momento in cui il potere gli ha dato ancora una volta alla testa, come quando aveva sacrificato la figlia Ifigenia, o come quando aveva provocato l’ira di Achille sottraendogli con prepotenza Briseide, ed aveva di conseguenza determinato quei cinquantuno giorni di terribili combattimenti, in cui i Greci, rimasti privi del loro più valoroso guerriero, rischiarono di essere ricacciati in mare.
Io non ho nessuna simpatia per Agamennone, né per Clitemnestra o Egisto, un po’ per Cassandra, che è una vinta. Sento più vicino….., a voi chi è più simpatico? 
Intervento di una studentessa
Oreste.
Presidente 
Anche a me, è vero, è più simpatico Oreste. Perché nessuno può negare che lui, pur essendosi reso autore di un delitto efferato, ha compiuto un atto di giustizia. Guardate, in questa tragedia sono tutti colpevoli: Agamennone, Clitemnestra,  Egisto, Oreste.  Il fatto che la colpa di Oreste, invaso dalle Erinni, venga, per così dire, “lavata” da un Tribunale, sebbene attraverso un durissimo travaglio, che cosa significa, ragazzi, se non che Oreste trova pace soltanto sottoponendosi ad un giudizio superiore sul proprio operato? Perciò, in sostanza, la vostra compagna esprime una giusta aspirazione quando dice: “Io voglio fare il Pubblico Ministero”, perché chiunque subisce un torto, o compie un’azione delittuosa per la quale avverte un insopportabile rimorso, può trovare una soluzione soltanto rivolgendosi ad un Giudice. E nel mondo attuale quel tormento che si prova nel vedersi schiacciati dall’ingiustizia spinge spesso al proposito di fare ricorso al Procuratore della Repubblica. Allo stesso modo, chi è tormentato da un senso di colpa, di responsabilità, ricerca un giudizio su di sé, anche a costo di rischiare una condanna, pur di non continuare a vivere nel rimorso che attanaglia. D’altra parte non riesce, per istinto di conservazione e per amor proprio, ad incolparsi da sé, ma preferisce che altri lo giudichi. Il bisogno di un giudizio diviene una necessità impellente dell’animo, e nel contempo impone l’intervento dello Stato, nella specie della Polis, per stabilire una volta per sempre se l’attuazione del sentimento di giustizia, che ha armato la mano di Oreste, possa rimanere affidata alla vendetta privata, oppure se è necessario ricorrere ad un Tribunale. Ed è appunto una Dea, Athena, la Minerva dei Romani, ad affermare, di fronte ad Oreste in preda alle Erinni, che “La situazione è giunta a un punto tale che la può risolvere soltanto un Tribunale”.
Dal dì che nozze, tribunali ed aree dier all’umane belve….. Ed Oreste appare come una belva che ha realizzato una tremenda vendetta, uccidendo la donna che gli ha dato la vita.  E dunque la situazione può essere risolta soltanto ricorrendo ad un giudizio; ecco perché la “Giustizia” è uno dei valori più alti, è un valore che avvertiamo istintivamente dentro di noi fin da quando acquisiamo la coscienza, che già risiede nel cuore di quegli uomini preistorici che si stanno dividendo il cervo. La Legalità, invece, è qualcosa che viene stabilita dal potere che governa. Per farvi comprendere meglio la differenza, passiamo ora da Eschilo a Sofocle, e soffermiamoci sull’ “Antigone”. Creonte, monarca di Tebe, dopo la vittoria contro i suoi nemici, stabilisce che il corpo di Polinice, fratello di Antigone, ch’era rimasto ucciso in battaglia combattendo contro di lui, rimanga, come traditore, esposto agli avvoltoi. Antigone vuol dare sepoltura al fratello e si pone contro l’editto di Creonte, che è la Legalità della Polis greca. La Giustizia sta anche nel cuore di Edipo che poi si acceca per autopunirsi, ma un Tribunale – ecco, torniamo per un momento al Tribunale istituito da Athena – avrebbe potuto anche assolverlo, ritenendo inconsapevole e quindi incolpevole il peccato di aver ucciso per errore il padre Laio ed essersi unito carnalmente con la madre Giocasta.
E’ doveroso, a questo punto, un accenno, sempre alla ricerca di eventi che sono stati regolati dalla legalità del tempo, anche al terzo grande tragico greco: Euripide. Pur inquadrando i suoi drammi nelle stesse situazioni, nel contrasto tra la volontà degli Dei o del Destino e le sofferenze dell’animo umano, Euripide è molto più vicino all’uomo. Mentre Eschilo risolve lo stesso conflitto in nome della legge divina, anche quella che si attua da parte di un Tribunale, l’Areopago, presieduto in modo determinante per la sorte di Oreste da una Dea, Sofocle tramuta il problema della chiave di lettura della soluzione dei suoi drammi nella creazione di figure eroiche, superumane, come Edipo ed Antigone. Euripide invece si pone in modo del tutto diverso di fronte al mito, in quanto egli umanizza gli eroi e disprezza la divinità, prefiggendosi di offrire uno svolgimento psicologico dei fatti, indugiando sui sentimenti più complessi e contrastanti dell’animo e finendo per considerare le figure dei protagonisti come vittime inconsapevoli della crudeltà divina o umana. Questa mia digressione per dirvi, in definitiva, che Euripide è il tragico greco che a differenza di Eschilo, ragiona in termini di “giustizia terrena”. Anche con il richiamo alla letteratura che è oggetto dei vostri studi, sono venuto a dirvi, ragazzi, semplicemente questo: che la Giustizia è un sentimento primordiale dell’uomo e il suo valore è superiore a quello della Legalità. Le Leggi, infatti, non sempre sono giuste, poiché, regolando i conflitti sociali secondo le visioni politiche della classe dominante in un dato momento storico, spesso avvantaggiano alcuni cittadini a danno di altri. Per meglio capire, bisognerebbe recuperare il senso della Storia, perduto dall’uomo del ‘900 ad opera di pensatori moderni che, diversamente dal fondatore dello Storicismo, il nostro Giambattista Vico, hanno affermato che tutto in questo mondo avviene per caso, e che è quindi inutile lo studio della Storia, perché essa non può essere maestra di vita. Anche per il nostro poeta Eugenio Montale “La Storia non è maestra di nulla che ci riguardi…”. Io, invece, voglio tentare con voi un recupero di questo senso della Storia come “magistra vitae“, ma non sarà quella degli eventi, di Cesare che passa il Rubicone, delle battaglie napoleoniche o delle guerre d’indipendenza del Risorgimento italiano. Sarà invece – e auspicherei che venisse istituita come disciplina nelle scuole – una “Storia della Legalità”.
Che significa? Significa non raccontare e commentare gli eventi storici come finora si è fatto nelle scuole, ma guardare alla storia come ad un’altalena di Legalità giuste e di Legalità ingiuste. Imparare, ad esempio, cosa fece e che importanza ebbe l’opera di Giustiniano, ma anche l’Editto di Rotari, benché emanato da un Re barbaro, la Magna Charta Libertatum del 1243 dell’Inghilterra, fino ad arrivare ai Codici napoleonici, che regolarono la società secondo i principi di Egalité, Liberté, Fraternité affermati dalla Rivoluzione francese e poi trasferiti, sotto varie forme, nelle Costituzioni di tutte le nazioni civili, fra cui la nostra Costituzione Repubblicana.
Ora vi faccio a tal proposito una domanda: l’ “Ancien Regime”, quello che vigeva prima della Rivoluzione Francese e che dalla stessa fu abbattuto, era giusto o ingiusto?
Intervento dalla Sala
Ingiusto. 
Presidente
Bene! Già di ingiusto c’era che tutti e tre gli Stati Generali (Nobiltà, Clero e Terzo Stato) disponevano di un voto ciascuno nelle deliberazioni, nonostante che nel Terzo Stato fosse inquadrata la maggioranza del popolo francese, dai più poveri fino alla borghesia, per cui, in caso di contrasto di opinioni, Nobiltà e Clero finivano sempre per far prevalere la loro volontà pur essendo una minoranza rispetto al resto del popolo.  
Con questi insegnamenti, credo che si arriverà a comprendere bene lo Statuto di Carlo Alberto come un evento di Legalità di grande importanza, seguito alla rivoluzione del ’48 e rispondente, in parte, alle esigenze di Giustizia propugnate da più di un martire. Il tutto venne dopo la Rivoluzione Francese, che, come ho accennato, trovò la sua espressione “legale” nei codici napoleonici, l’opera più grande che abbia compiuto Napoleone. Oserei dunque dire che l’attuazione della giustizia sta più nelle Rivoluzioni che nell’emanazione di leggi da parte del Parlamento in periodi di pace sociale. S’intende, nelle rivoluzioni che riescono... Torna ancora in mente il Foscolo dei Sepolcri: “Di che lagrime grondi e di che sangue”. I rivoluzionari francesi sentirono fortemente che era giusto affermare che gli uomini nascono liberi ed eguali e che fra loro ci deve essere solidarietà: Liberté, Egalité, Fraternité. Ma attenzione, la Rivoluzione è sempre un fatto interno, non è una guerra tra Stati. Essa avviene quando una Legalità diventa ingiusta e c’è chi si ribella, animato da un sentimento di giustizia. 
Lo scontro tra Antigone e Creonte è uno scontro tra Giustizia e Legalità, ma prima ancora, tra Diritto Positivo e Diritto Naturale, come impareranno quelli che si iscriveranno alla facoltà di Giurisprudenza. Per ora posso dirvi che “diritto positivo” è quello “posto” (“positum”) dallo Stato, che può identificarsi anche in un Re, come in Creonte, o in Luigi XIV, il quale affermava: “L’Etat c’est moi”, o nell’Imperatore, com’è nella concezione dello storico Tacito. “Diritto naturale” è quello che ci detta la Natura, la quale impone per più di un motivo, ma soprattutto per ragioni igieniche (oltre per ragioni di umanità tra il vivente e il morto), di seppellire i cadaveri. Quindi Antigone, seppellendo il fratello Polinice, viola la legalità statale per osservare il diritto naturale.
Secondo un filosofo vivente, André Glucksmann, anche Antigone ha violato una legge naturale, pur volendo attuarla mediante il seppellimento di Polinice…..Ricordate che l’Iliade si chiude con i funerali di Ettore, per dire che già ai tempi della guerra di Troia, ancor prima di Sofocle, il culto della sepoltura era fortemente sentito. Cosa voglio dire? Che il non far seppellire significava impedire il culto dei funerali, cioè una celebrazione di carattere religioso. Quindi Giustizia e Altari sono più vicini di quanto s’immagini. Non si possono distinguere nettamente i sentimenti religiosi da quelli  di giustizia. Mi pare a volte, nelle scuole, di parlare a vuoto quando ribadisco questo concetto! Una cosa sono le Istituzioni “politiche” delle religioni cattolica, islamica, ebraica, altra cosa è il sentimento religioso, che alberga in ciascuno di noi. Anche se a volte ci si proclama laici, la verità è che dal fondo della nostra anima certi sentimenti sicuramente di natura religiosa, come il culto dei morti, non potremo mai estirparli.
Allora, tornando a Glucksmann, Antigone – dice lui – sbaglia perché vuole rendere diseguale nella morte ciò che nella morte è eguale. Per comprendere la tesi del filosofo francese, occorre capovolgere i concetti. La legge di Creonte eguaglia nella morte i traditori, a cui non concede il seppellimento, per cui, a differenza di altri traditori, che vengono esposti agli avvoltoi, Polinice ottiene per mano della sorella un destino privilegiato del suo corpo. Nella tragedia, Antigone invoca, invece, la legge degli Dei e Creonte alla fine, dopo che ha messo a morte Antigone per aver disobbedito e sepolto il fratello Polinice, vedrà distrutta tutta la sua famiglia, perché ha violato la Legge degli Dei.
Rileggendo questo passaggio, vi si trova il Corìfeo che, rivolgendosi a Creonte, dice: “Ho subito provato il sospetto, mio sovrano, che il fatto sia voluto dagli Dei“. Allora mi sono domandato: ma cos’è il Diritto degli Dei? E cos’è il Diritto Naturale? Sono la stessa cosa o no? Chi studia Giurisprudenza impara che il Diritto Naturale è quello che ci ha insegnato la Natura. Per esempio l’art. 2 della Costituzione tutela i diritti inviolabili dell’uomo, ma siccome non era necessaria una legge per tutelare, ad esempio, il diritto alla vita, in quanto esso sorge dal Diritto Naturale, correttamente nella Costituzione è scritto che la Repubblica “riconosce i diritti inviolabili”. Questo lo diceva, in un diverso angolo visuale, anche il filosofo Thomas Hobbes, secondo cui il Leviatano, il mostruoso Stato Assoluto, li opprime, ma, quando il suddito non lo sopporta più, ritorna Homo homini lupus e si ribella. Si può azzardare a dire che nella filosofia di Hobbes sia contenuto un ammonimento ai governanti circa il pericolo delle rivoluzioni e, quindi, una vaga previsione della Rivoluzione francese.

                                                                                         GENNARO IANNARONE